Sabato 9 Ottobre

Dopo essermi girato e rigirato sul letto, alle 9 avevo deciso che poteva bastare e mi sono alzato. Barba doccia e dopo aver svegliato anche gli altri, alle 10:30 siamo usciti in direzione del parco municipale, il Városliget. La via per arrivarci era la famosa Andrássy che abbiamo percorso per intero passando davanti alla “Casa del Terrore” (in ungherese Terror Háza) ed al teatro dell’opera. La prima si trova nell'edificio che venne usato come quartier generale della polizia politica sia nazista sia comunista e testimonia i tragici effetti dei regimi che oppressero l'Ungheria durante e dopo la Seconda guerra mondiale mentre il secondo è uno dei maggiori esempi di architettura neorinascimentale.

Dopo aver percorso la lunghissima Andrássy, arriviamo finalmente al “piazza degli eroi” (Hosök tere) che è una delle più importanti piazze di Budapest, ricca di elementi politici e storici, su cui si affacciano due importanti edifici: il Museo di belle arti sulla sinistra e il Palazzo dell'Arte (Mucsarnok) sulla destra. Facciamo qualche foto alla bellissima piazza e proseguiamo il cammino entrando nel parco che a dire il vero non aveva nulla di speciale.

All’interno del parco però, erano presenti, oltre allo zoo e al luna park, anche il famosissimo bagno termale Széchenyi, elegante complesso di edifici in stile neo-barocco che con le sue quindici piscine costituisce uno dei bagni termali più grandi d’Europa. Entrando a chiedere informazioni mi sono affacciato per vedere all’interno ed ho visto tantissime persone sia dentro le piscine che intorno a prendere il sole. Sembrava una scena quasi irreale. Posso capire l’acqua termale che è calda e posso capire la bella giornata ma io andavo in giro con camicia, maglione ed avevo anche freddo. Sarebbe stato da provare ma volevamo fare tante cose e lo abbiamo lasciato nella lista delle cose da fare.

Alle 12:30 torniamo in centro ma questa volta con la metropolitana. Sarebbe stato impossibile rifare di nuovo a piedi Andrássy Utca. Per rilassarci un po, dopo aver visto parchi e monumenti, ci siamo concessi un H&M proseguendo con un panino al McDonald’s.

Verso le 14 ci siamo diretti al Castello di Buda, dove doveva esserci il festival della “Palinka e sausage” che mi era stato caldamente consigliato da un’amica. La Palinka non è altro che un distillato di frutta, di cui la migliore è sicuramente quella all’albicocca che meglio si presta ad essere trasformato in acquavite.

La terraza di Saboya nel castello di Buda è probabilmente il posto più affascinante di Budapest e complice la bella giornata si poteva godere di un panorama stupendo. Siamo rimasti un paio d’ore tra i vari stand, tra cui diversi di grappa italiana, e poi abbiamo proseguito la nostra visita alla città con il “Bastione dei pescatori” e la “Chiesa di Mattia”. La chiesa era in ristrutturazione e non abbiamo nemmeno provato ad entrare anche se forse era aperta. Dal bastione, essendo sulla collina, si vedeva tutta Pest, tra cui il Danubio e la più bella costruzione sulle sue rive, il parlamento. Che spettacolo di panorama!

Dopo tanto camminare era arrivato il momento di fare una pausa ed alle 19 siamo tornati in appartamento.

Alle 21:15 siamo usciti per mangiare qualcosa ed abbiamo voluto provare l’ebbrezza di un ristorante cinese che era a due passi dall’appartamento. Avevamo studiato precedentemente il menu e quindi sapevamo già cosa ordinare: per me e per Mattia “Lemon Chicken”. Avevo tanta fame e per fortuna che prima ci hanno portato un bel piatto di patate perché quando ho visto quel pollo fritto infatti, con quella strana gelatina sopra che sembrava miele (ma era insapore), non avevo nessuna voglia di assaggiarlo. Alla fine ne ho mangiato un po e devo dire che non aveva un cattivo sapore, anzi, non avevo proprio nessuno sapore, ne buono ne cattivo.

Dopo essere passati un momento a casa a darci una sistemata, alle 22:50 ci mettiamo in movimento per la serata e dopo aver cercato inutilmente la fermata della metro, decidiamo di prendere un taxi. Non l’avessimo mai fatto!! Quando ho chiesto il prezzo per farci accompagnare al Dokk Café questo stronzo mi ha detto 3/4000 fiorini ma comunque che sarebbe andato a tassametro.

Siamo arrivati al Dokk Café ma non c’era quasi nessuno così decidiamo di passare al Pink Club, consigliato da amici di Budapest. Ogni tanto guardavo il tassametro e sarei voluto scendere ma ormai eravamo prigionieri. Quando siamo arrivati e ci ha presentato il conto volevo scappare senza pagare ma purtroppo siamo persone serie e ci lasciamo derubare. Credo che i tassisti siano una categoria da eliminare dalla faccia della terra, nove su dieci sono ladri ma non a Budapest, ovunque.

Era mezzanotte quando siamo arrivati al Pink ed ho scoperto che le discoteche più note di Budapest erano tutte li, una di seguito all’altra: Dokk Disco (diverso dal Dokk Café), Pink Club e Club Studio.

Visto che era presto per il Pink, siamo entrati prima al Dokk (5 euro) ma l’impressione che mi ha fatto non è stata delle migliori. Un capannone, nemmeno molto rifinito, con musica troppo “rumorosa” per i miei gusti. Siamo rimasti 10 minuti e visto che c’era poca gente siamo usciti per passare all’altra discoteca.

Il Pink Club, era un po più frequentato ma essendo così vicine le discoteche, la gente entrava ed usciva in continuazione per passare da una parte all’altra. Il locale non era grandissimo ed aveva una pista grande come la mia camera da letto con un piano superiore aperto al centro e con poltroncine e tavoli lungo il perimetro. La clientela era molto giovane e mi ha fatto impressione la presenza di 7/8 ragazzi di colore che ballavano tutti allo stesso modo, con le ragazzine ungheresi: loro dietro e le ragazze davanti che strofinavano il sedere sul pacco del mandingo.

Dopo aver scoperto questa estate che le ragazze di Kiev vanno matte per i turchi, ho capito anche che a quelle di Budapest piacciono i neri. Bene, il modo sembra girare alla rovescia, siamo alla frutta. Noi però non siamo rimasti con le mani in mano ed abbiamo puntato tutto su Mattia, il bello del gruppo, che stava diventando la vittima di una ragazzina scatenata, vestita con un gilet catarifrangente, di quelli che si usano in caso di emergenza in autostrada. Lei continuava a mandargli occhiate inequivocabili, dal palo posto al centro della pista in cui stava ballando con le amiche ma lui sembrava si nascondeva dietro le colonne per non farsi vedere.

Alle 3:30 siamo usciti e cercavamo il Partybus, che ci era stato portare in centro gratuitamente i clienti delle discoteche (muniti di biglietto) ma dopo aver chiesto a più persone, abbiamo scoperto che funzionava solo fino alle 2. Ci siamo messi l’anima in pace ed abbiamo iniziato a chiedere a qualche tassista quanti soldi fossero necessari. Il primo ci ha chiesto 5000 fiorini (18 euro) e siamo scappati a gambe levate verso il successivo ma questa volta cambiando tecnica: ho fatto vedere 3000 fiorini ed ho detto il nome della via. Ovviamente niente da fare ma era questa la tecnica vincente. Bisognava cercare di capire quale fosse il limite accettabile da parte di questi ladri e l’idea geniale mi è venuta nella via che portava fuori dal parcheggio delle discoteche: farsi prenotare il taxi da persone ungheresi.

Presto fatto, ho chiesto a due ragazze che ci camminavano vicino se per favore potevano parlare con un taxi e chiedere di portarci al nostro indirizzo. Queste sono state gentilissime e nonostante l’asta col tassista stesse per fallire sui 4500, sono riuscito a farci portare per 4000 fiorini (15 euro). Visto che c’eravamo, durante il tragitto, ho chiesto il prezzo per portarci all’aeroporto ed essendo abbastanza buono, mi sono fatto lasciare il numero di cellulare. Penso proprio a tutto!

Siamo arrivati a casa verso le 3:45 e dopo mezz’ora eravamo tra le braccia di Morfeo.


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Aggiornato: 24.04.11