Lunedì 31 Ottobre

Sveglia verso le nove e dopo un paio d'ore per prepararmi, sono uscito. E' difficile decidere di uscire quando non si ha nulla da fare ma non potevo certo rimanere tutto il giorno in casa. Anche perché, nonostante i sette gradi di temperatura, era una bellissima giornata di sole.

Visto che non ero ancora sceso nella metropolitana, ne sentivo quasi la mancanza. Prendere la metro a Mosca o Kiev, è un po come cimentarsi nella settimana enigmistica ma ne esco sempre vincitore. I nomi delle stazioni infatti sono tutti rigorosamente in cirillico, senza nessuna indicazione in caratteri latini e non è facile, per chi non l'hai mai letto, districarsi.

Dopo un giro in Kreshatik, ho preso la metro in direzione Печерська (Pecherska), con l'intenzione di visitare il Pecherska Lavra ma l'eccesso di confidenza ha fatto si che non leggessi gli appunti che avevo dietro ed andassi sicuro.

Il risultato però è stato che per andare al Lavra, la fermata corretta era Arsenal'na e non Pecherska e quando sono uscito, non vedendo nulla di conosciuto (ero stato già tre volte), mi sono insospettito. Alla fine mi sono rassegnato ed ho tirato fuori gli appunti che, come per magia, mi hanno riportato sulla retta via.

Nel frattempo si era fatta l'ora di pranzo ed essendo tornato in Kreshatik ne ho approfittato per andare a mangiare finalmente i tradizionali pelmeni al Puzata Hata.

Uscito dal ristorante ho ricominciato il giro della città, partendo dal Mercato di Bessarabsky. L'ingresso era proprio adiacente a quello del ristorante e nonostante i miei tre precedenti viaggi a Kiev, non c'ero ancora mai stato. All'interno del mercato, forse perché ero l'unico straniero, mi salutavano tutti, offrendomi del caviale da assaggiare.

Non essendo minimamente interessato al caviale, rispondevo gentilmente "net spasibo" e proseguivo il giro tra le decine di bancarelle colorate, piene di frutta, verdura, legumi, carne, pesce ed un grande spazio dove vendevano fiori.

Esco dal mercato e camminando nella via principale arrivo fino al Maidan Nezalezhnosti. Mi fermo a scattare qualche bella foto panoramica della piazza, dalla parte alta, dietro la statua della libertà per poi proseguire in Mykhaila Hrushevs'koho Steet in direzione del Lobanovsky Dynamo Stadium che ricordavo essere molto vicino al centro. La scorsa estate, seguendo una fiumana di persone colorate di giallo-azzurro, ci siamo trovati per caso allo stadio in occasione dei preliminari di champions league ed abbiamo assistito, dall'esterno, al match della Dinamo Kiev contro l'Ajax.

Lo stadio, come ricordavo, era proprio molto vicino ed è stato semplicissimo raggiungerlo. Fatte due foto anche li, ho proseguito per quella direzione perché ricordavo vagamente che passeggiando con un'amica, nel dicembre 2009, alla fine eravamo arrivati proprio al Pecherska Lavra, pur non ricordando il tempo impiegato.

Dopo un po che camminavo iniziavo ad avere dei dubbi e ad un certo punto ho deciso di accertarmi su cosa stessi facendo, estraendo il cellulare ed avviando il navigatore. Risultato: si, la strada era giusta, anche se non era proprio vicinissimo ma forte di questa certezza, ho continuato a camminare, monitorando il percorso sul tomtom.

Nonostante fosse il mio quarto viaggio nella capitale ucraina, leggendo delle sue bellezze, mi ero accorto che mi mancava qualcosa: il palazzo Mariinsky, situato all'interno dell'omonimo parco e quando ho visto un palazzo in ristrutturazione, all'interno del posto in cui stavo camminando, mi si è accesa la lampadina ed ho capito subito tutto.

In quel parco ero già stato in almeno due dei precedenti viaggi ma una volta era buio e nell'altra mi ero limitato alla parte iniziale, osservando il fantastico panorama sul Dnipro e non i palazzi al suo interno. La conferma che le mie ipotesi erano vere l'ho avuta quando sono arrivato alla fine del parco, perché sopra al cancello d'ingresso c'era scritto chiaramente, sia in cirillico che in caratteri latini: Mariinsky Park (Мариинский парк).

Esco dal parco e poco dopo raggiungo la metro di Arsenal'na dove, come per magia, la nebbia che avevo nei ricordi si dirada immediatamente ed inizio a rammentare quei luoghi. A quel punto avevo tutto sotto controllo e da lì a seguire sapevo benissimo dove andare e cosa vedere. Mi sono incamminato quindi fino al primo punto d'interesse, il parco museo della seconda guerra mondiale.

Percorro il vialone che porta all'obelisco e mi auto insulto, per l'ennesima volta, per aver dimenticato a casa il cavalletto per la macchina fotografica. Per fortuna si trova sempre gente gentile ma spesso non sono in grado di fare buone foto o inquadrature corrette.

Il quel posto mi è successa una cosa stranissima, vedo una giovane donna da sola, mi avvicino e le chiedo in inglese se mi potesse fare una foto. Lei, anche non parlando inglese, capisce "foto" e mi dice di si e vedendo che è così gentile e disponibile me ne faccio fare un paio, da altra angolazione. Quando vado a riprendere la macchinetta le chiedo: do you speak english? Risponde di no e per scherzare le chiedo anche: parli italiano? Mi fa un espressione strana ma divertita e quando capisco che non ci può essere dialogo, la saluto e la ringrazio con quelle due parole di russo che conosco, spasibo (grazie) e poka (ciao) e lei si scioglie in un sorriso che mi rallegrato il resto della serata.

Proseguo il mio cammino passando per il monumento alle vittime della carestia del 1921-22 fino a raggiungere, il Pecherska Lavra ma non passando dalla strada, bensì da un vialetto posteriore che quasi avevo il dubbio se stessi andando veramente per la direzione giusta. Quando tra le piante ho scorto delle cupole dorate ho capito che ci avevo preso e per fortuna che ho trovato un portone di servizio aperto perché altrimenti credo che avrei dovuto rifare tutto il giro fino all'ingresso principale.

Entro in quel complesso di chiese che ha la stessa importanza del nostro Vaticano per la religione ortodossa quando ormai stava scendendo il buio e mi fermo solo per qualche foto all'esterno, senza entrare nella parte centrale, tra l'altro a pagamento.

Il passo successivo è stato la visita alla gigantesca statua della madrepatria quando ormai era buio pesto. Mi sono fermato giusto il tempo di alcune foto che con le luci artificiali non avevo ancora mai fatto, essendo andato sempre di giorno. Ormai la stanchezza mi stava distruggendo, erano le 17:30 e camminavo dalle 11 di mattina ma per fortuna non c'era più niente da vedere e potevo tornarmene a casa.

Raggiungo la metro ad Arsenal'na, che non era proprio dietro l'angolo e dopo pochi minuti sono al Maidan Nezalezhnosti, per tornare a casa alle 19. Prima di rientrare però, lungo la via dell'appartamento, mi sono fermato a comprare qualcosa da mangiare perché oltre che di stanchezza, stavo morendo anche di fame.

Dopo uno bello spuntino ed una doccia rigenerante decido di chiamare Paolo per organizzare la serata ma alle 20 mi risponde dicendomi che si trovano nello studio (dentistico) di Olga e che ancora non hanno deciso nulla. Mi farà sapere entro mezz'ora. Nel frattempo contatto Katerina e visto che era l'ultima serata, mi sarebbe piaciuto passarla, per la prima volta, finalmente tutti insieme.

Ma come ci pensi!?

Paolo non mi ha richiamato e Katerina che doveva arrivare alle 20:30 è arrivata alle 21:40, vanificando la possibilità di andare a mangiare una bella pizza italiana da Napule, pizzeria che mi aveva incuriosito nel precedente viaggio e di cui avevo letto buonissimi commenti su internet. Bella serata di merda!

Nel frattempo richiamo Paolo per insultarlo, per non avermi richiamato e finiamo a cenare al Puzata, io e Katerina. Alle 23 sono tornato in appartamento sperando solo che la vacanza finisse prima possibile anche se in effetti non ci mancava moltissimo, visto che saremmo ripartiti la mattina seguente alle otto.



Le foto del giorno

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Aggiornato: 12.04.12