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Domenica 20 Gennaio

La mattina vanno tutti a fare colazione e rimaniamo in camera solo io e la signorina. Butto la una domanda di rito per rompere il ghiaccio: where are you from?. Quando mi dice Brasil quasi mi sciolgo dall'emozione. Una brasiliana a Dublino!

Visto che eravamo rimasti da soli, abbiamo deciso di andare a fare colazione insieme. Lei non parlava italiano, io non parlavo portoghese e tutti e due parlavamo un pessimo ingelse. Le condizioni ideali. Le poche cose che riesco a chiederle, ma sopratutto a capire, sono che si chiamava "Gubia" (o qualcosa di simile) era una insegnate universitaria di non so quale materia, viveva vicino a Salvador de Bahia e che sarebbe stata a Dublino per un mese. Quando le ho detto il mio nome mi ha detto: da noi è un nome femminile. Che simpaticona.

Dopo la colazione purtroppo dovevo partire e la nostra storia, appena iniziata, era già finita. Chissà cosa farà ora a Dublino senza di me?

Lasciamo l'ostello alle 9:45 e ci rechiamo nei paraggi di O'Connell street dove verso le 11 avremmo dovuto prendere l'autobus per l'aeroporto. Il solito tempo schifoso ci costringe ancora ad usare gli ombrelli e dopo qualche foto spendiamo quel po di tempo che ci rimane dentro un negozio di souvenir.

Finalmente alle 11 in punto passa il famoso 16/A e dopo 35 minuti siamo in aeroporto (caspita quanto è grande il Dublin Airport!). Cerchiamo qualcuno che ci sappia dare delle informazioni sul nostro gate e nel frattempo incontriamo parecchia gente che aveva fatto il nostro stesso viaggio di andata. Evidentemente fare solo il weekend fa comodo a molti.

Dopo una bella camminata per l'aeroporto, di almeno 10 minuti, troviamo il gate71 da cui ci dovremmo imbarcare. Alle 13:50 siamo in aereo ed anche questa volta riesco a prendere il posto nella fila delle uscite di emergenza (ormai invece che scriverci 17 ci scriveranno Simone). Alle 14:20 finalmente il decollo. Un tranquillissimo viaggio di ritorno, tutto normale fino a quando l'imprevisto: una voce ci avverte che in Italia c'è moltissima nebbia e che la visibilità sopra all'aeroporto di Forlì non constente in quel momento di atterrare, dice inoltre che ci avviciniamo ed aspettiamo disposizioni da terra.

Dopo qualche minuto la brutta notizia: a Forlì la situazione non migliora e dobbiamo atterrare a Pisa, l'aeroporto più vicino. Accidenti, avevo programmato di tornare a casa per cena e poi uscire con gli amici, invece se tutto va bene si torna a mezzanotte. Da Pisa eravamo partiti questa estate per andare in Germania e sono rimasto traumatizzato dal lungo viaggio in treno che abbiamo dovuto fare per arrivarci ma questa volta ci accompagnavano loro con i pullman fino a Forlì, dove avevo la macchina.

Alle 16:40 ora irlandese, 17:40 ora Italiana, finalmente atterriamo da qualche parte, cioe a Pisa, e la prima cosa che faccio appena scendo è andare a chiedere informazioni su come raggiungere Forlì. Mi dicono che stanno arrivando dei pullman, che arriveranno tra 40 minuti e di attendere all'interno dell'aeroporto. Siccome me lo ha detto in italiano che è la mia lingua, capisco benissimo e seguo alla lettera. C'è invece il resto dell'aereo che in Irlanda ha dimenticato l'italiano o si sono rincoglioniti del tutto che dopo 5 minuti che aspettavano hanno visto degli autobus e li hanno assaliti per poter entrare.

Erano per un trasferimento a Forlì e Bologna ma non del nostro volo bensì di uno atterrato precedentemente. Gli autisti più rimbambiti delle persone li hanno fatti salire ed è stato il caos. Quelli che sarebbero stati pronti per partire non potevano farlo perché gli autobus non bastavano per tutti, farli scendere sarebbe stato impossibile e così per colpa di qualche demente quei poveracci hanno dovuto attendere che arrivassero altri pullman per poter partire tutti insieme.

Solite manifestazioni di malcontento all'italiana con gente che cominciava ad urlare e voleva entrare per forza e se la prendeva con il personale dell'aeroporto che invece era stato chiarissimo fin dall'inizio. Alla fine, dopo aver atteso circa un ora, alle 18:50 siamo saliti sull'autobus che ci avrebbe portato a Forlì. Un po di fila ed un po di nebbia ma alla fine siamo riusciti ad arrivare anche a Forlì ed ora mi rimaneva la parte peggiore: dover guidare per 200 km, fino a casa, con forte possibilità di incontrare nebbia.

Per fortuna il viaggio è stato più tranquillo del previsto ed a mezzanotte e trenta, dopo aver accompagnato a casa sia Gianluca che Maurizio sono arrivato a casa anche io.

Alle 2 (in Italia le 3) siamo tornati in camera ma mi sembrava presto per andare a dormire così sono sceso a navigare un po in internet e mandare qualche email fino a dopo le 3. La stanza era con 3 letti a castello e la prima notte (venerdì) c'era solo un ragazzo oltre noi. La notte è stata terribile. Sono andato a letto alle 3:20 e mi sono svegliato prestissimo ma quelle poche ore mi sono dovuto sentire lo straniero con la musica che gli usciva dagli auricolari e Gianluca e Maurizio che russava. Per di più il letto non era per giganti come me. Ma chi se ne frega, se a casa dormo 5/6 ore in vacanza possiamo fare la metà!



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Aggiornato: 23.06.080