Venerdì 1 maggio 2015
Dato che il volo era alle 8:55, partiamo verso le sei e mezza da casa mia (dato che ero io l’autista). Arriviamo a Falconara ed invece dirigerci all’interno dell’aeroporto, dove il parcheggio sarebbe costato più del volo, andiamo dall’altra parte della statale, a Castelferretti, dove ho scoperto esserci la possibilità di lasciare l’auto in un posto relativamente sicuro, dove non si paga nulla. Alle 7:30 siamo all’interno dello scalo dorico.
Tutto regolare con i controlli, anche perché all’andata di solito non sono molto stringenti, saliamo in aereo e alle nove in punto decolliamo, per atterrare in Germania alle 10:53. Scendiamo con calma, ci rechiamo al desk dell’Avis per ritirare la nostra auto e dopo un po’ di fila, quando è il nostro turno, chiedo gentilmente alla signorina di darci, se possibile, l’auto più spaziosa della categoria che avevamo prenotato. Questo angelo di donna mi guarda sorridente e mi da un pacchetto con documenti e chiavi di un Audi A4 Avant con cambio automatico e super accessoriata, di due o tre categorie superiori rispetto alla Ford Focus che invece avevamo prenotato e pagato.
Alle 11:40 riusciamo a partire da Weeze e dopo un’ora e mezza di viaggio, arriviamo all’hotel. Giusto il tempo di sbrigare le formalità, prendiamo possesso delle nostre camere e alle 14:20 usciamo, prima per andare a mangiare e poi per visitare Amsterdam. Fortunatamente c’era un McDonald’s a pochi metri dall’hotel e così non abbiamo perso tempo, abbiamo fatto una sosta veloce e quando mancavano dieci minuti alle 15 ci siamo rimessi in macchina per raggiungere la nostra meta.
In teoria Google dice che per fare quei 26 km di distanza servono 31 minuti ma noi, per quando siamo riusciti a trovare un parcheggio decente, ci abbiamo impiegato più di un’ora. Alla fine abbiamo trovato un parcheggio più che decente a due passi da Vondelpark, vicino anche al museo Van Gogh ma quando siamo andati a pagare, vedendo la cifra sul display, abbiamo alzato le mani pensando ad una rapina: 31,80 euro per le ore restanti fino alla mezzanotte.
Non avevo mai visto quel modo di pagare ma devo dire che è molto comodo, ben fatto e soprattutto possibile con la carta di credito: al totem lungo la strada, bastava inserire il numero di targa, l’ora di partenza ed il gioco era fatto.
Dopo tanto tribolare, finalmente scendiamo dall’auto ed iniziamo ad esplorare la città. Entriamo all’interno del parco dove c’è tantissima gente e molti questi distesi sull’erba, come un classico primo maggio all’italiana anche se il sole andava e veniva e l’aria non era proprio caldissima.
Ricordando che nel 2008, nel viaggio precedente, dormivamo quasi all’interno del parco, ho voluto assolutamente ritrovare lo Stayokay Hostel e dopo aver chiesto informazioni ad una pattuglia di poliziotti, finalmente l’ho ritrovato. Che strana sensazione, la memoria è corsa indietro nel tempo, ripensando a quello strano viaggio con tanti amici, tra Amsterdam e Bruxelles.
Abbiamo quindi proseguito il giro per la città incontrando i primi canali e pian piano mi stavo ricordando di tutti quei posti, persino del negozietto dove avevo comprato una tshirt, vicino all’Hard Rock Cafè.
Attraversiamo il famoso Bloemenmarkt, l’unico mercato dei fiori galleggiante al mondo, fondato nel 1862 che si trova nella cintura di canali a sud della città. Nel Bloemenmarkt ci sono 15 fioristi e negozi di giardinaggio e la merce è esposta su barconi galleggianti, retaggio di un passato quando fiori e piante arrivavano sui barconi.
Proseguiamo quindi per le vie pedonali dello shopping, affollate all’inverosimile, per sbucare nella bellissima Piazza Dam.
Da Wikipedia: Piazza Dam o semplicemente “il Dam” è la più famosa piazza di Amsterdam. Situata nella Nieuwe Zijde (la “zona nuova”), sorta intorno al 1270 e un tempo piazza del mercato, ospita uno dei monumenti principali della città, il Palazzo Reale (Koninklijk Paleis) oltre ad altri monumenti ed edifici d’interesse, quali il Nationaal Monument, la Nieuwe Kerk e il celebre museo delle cere Madame Tussauds Scenerama.
Nel frattempo si erano fatte le 18:30 e visto che non era distante, consapevoli della fila che avremmo trovato, siamo andati a vedere dove si trovasse di preciso la casa di Anna Frank, nell’intento di capire come fare per tornare il giorno successivo senza fare la coda.
Devo dire che c’era una veramente incredibile ma dato che noi non dovevamo entrare, ci siamo avvicinati all’ingresso cercando di capire se fossero prenotabili dei biglietti. Purtroppo, l’unico modo era quello che già conoscevo, ossia tramite internet, ma la prima data utile era per due settimane dopo.
Da Wikipedia: La Casa di Anna Frank (Anne Frank Huis) è una casa-museo allestito a partire dal 1960 in quella che fu in parte l’abitazione dove rimasero nascosti per due anni (dal 1942 al 1944) la giovane ebrea tedesca Anna Frank e la sua famiglia, assieme ai Van Daan, durante l’occupazione nazista nei Paesi Bassi. L’abitazione è soprannominata “l’alloggio segreto” (Achterhuis, letteralmente “retrocasa” dall’olandese). Il museo, ampliato nel 1999, è arrivato ad accogliere oltre 1.000.000 di visitatori nel 2007. Nel museo vengono mostrati degli audiovisivi. Nella stanza appartenuta ad Anna Frank, si trovano appese le foto di attrici famose collezionate dalla ragazza.
Dopo aver capito che l’unico modo per entrare era quello di fare la fila, ci mettiamo l’anima in pace e proseguiamo.
Il sole ormai aveva preso il sopravvento e nelle centinaia di caffè del centro c’era una miriade di persone sedute ai tavoli all’aperto. Noi imperterriti proseguiamo il nostro cammino, questa volta in direzione nord, nel punto d’interesse più settentrionale che avevo segnato nella mappa: la stazione centrale.
Da Wikipedia: L’Amsterdam Centraal Station è la principale stazione ferroviaria della città e fu realizzata tra il 1881 e il 1889 su progetto di Pierre Cuypers e A. L. van Gendt. L’edificio principale, in mattoni rossi, presenta una sfarzosa facciata neogotica e neorinascimentale della lunghezza di circa 100 metri che ricorda quella del Rijksmuseum, altra opera di Cuypers, e che presenta decorazioni che fanno riferimento al passato marittimo della città. La stazione è edificata su tre isole artificiali e poggia su 8.687 pali, dispone di 15 binari, coperti da due cupole, la prima (opera dell’ingegnere L.J. Eijmer) con una campata di 45 metri, la seconda (realizzata nel 1922) con una campata di 34 metri. L’Amsterdam Centraal vede transitare ogni giorno circa 1.500 treni, tra cui una cinquantina di convogli internazionali, e 250.000/300.000 persone.
Dopo le classiche foto di rito con il bellissimo edificio della stazione, torniamo verso la piazza per la Damrak, la via principale che collega i due punti. Molto caratteristiche sono le “case storte” che troviamo lungo il percorso che il web spiega in questo modo: in passato, nei Paesi Bassi lo Stato esigeva il pagamento di un’imposta proporzionale all’occupazione del suolo a seconda della larghezza della casa. Per ovviare a tale inconveniente, gli abitanti di Amsterdam trovarono una soluzione: edificare case strette, sviluppate in altezza per almeno tre piani. La conseguenza fu che gli appartamenti avevano scale strette e ripide, che rendevano difficoltosi i traslochi, così sui tetti venne fissato un paranco con una carrucola, per sollevare gli oggetti. Per evitare che il carico sollevato urtasse e danneggiasse la facciata, gli edifici vennero quindi inclinati verso l’esterno.
Ok, bella spiegazione ma le case che ho visto io erano inclinate lateralmente e non davanti. Prima o poi lo scopriremo..
Arriviamo in piazza verso le 20 e decidiamo che è ora di cena. Facciamo un giro tra vari ristoranti e ne scegliamo uno argentino (erano quasi tutti argentini) che ci ispirava maggiormente. Dopo aver mangiato della buona carne, in un locale molto caratteristico, quando mancano pochi minuti alle 22 usciamo e giriamo un po’ per la città, andando a vedere una delle cose più caratteristiche di Amsterdam, il quartiere a luci rosse, dove, oltre alla signorine in vetrina, abbondavano anche i coffee-shop. Proprio un bell’ambientino.
Non so quanti abitanti abbia la capitale olandese ma credo che una buona parte era lì quella sera. Centinaia, migliaia, milioni di persone in giro per quel quartiere e manco a dirlo, l’idioma più sentito era quello italiano.
Alle 23 decidiamo di ritirarci ma per quando arriviamo alla macchina, all’estremità opposta della città, è mezzanotte. Per tornare in hotel rispettiamo perfettamente i tempi proposti da Google ed in trenta minuti siamo al Breukelen Hotel.