Sabato 29 ottobre 2011
Visto che il resto del gruppo sarebbe stato impegnato per buona parte della giornata, la mattina mi sono svegliato con calma, verso le 11, e sono uscito dall’appartamento solamente alle 14:15. Luca infatti era in Ucraina alla ricerca di qualche collaboratore per il suo lavoro di odontoiatra ed aveva degli appuntamenti in alcuni studi di Kiev, presi tramite Olga, che di lavoro fa appunto la dentista. Doveva verificare la possibilità di una collaborazione in base alla qualità del lavoro svolto dagli ucraini incontrati.
Non sapevo bene a che ora avessero finito e nel frattempo ho iniziato a girare per la città, partendo ovviamente da Kreshatik, la via dello shopping di Kiev. Sono salito poi fino al teatro dell’opera, fatto qualche foto e tornato indietro per la parallela del corso principale, fino alla Golden Gate, una delle antiche porte nelle fortificazioni, da cui un tempo si accedeva ala città.
Nel frattempo avevo provato a mandare sms agli altri che però non rispondevano, forse perché si erano procurati sim ucraine ed avevano abbandonato quelle italiane, dalle tariffe astronomiche sia per fare/ricevere telefonate che per mandare sms. L’unica di cui avevo certamente il numero era Olga che però, oltre a non rispondere al messaggio, inspiegabilmente mi ha chiuso il telefono quando ho provato a chiamarla, dopo due ore, per poter parlare con Paolo.
Dopo una pausa in appartamento, sono uscito di nuovo verso le 18 per un panino al McDonald’s ed alle 20 sono tornato di nuovo a casa e finalmente sono riuscito a parlare con Roberto, il diciottenne figlio di Luca. Miracolo! Mi dice che sono stati tutto il giorno a visitare studi dentistici e che sarebbero passati a prendermi alle 21 per andare a cena.
Attendo il classico quarto d’ora accademico ed alle 21:15 finalmente passano a prendermi ed andiamo a cenare al ristorante Soho, vicino la fermata della metro di Лук’янівська (Luk’yanvs’ka)
Dalla statua di un toro dorato a grandezza naturale, presente all’esterno del locale, intuisco che forse si mangerà carne. Siamo andati in questo ristorante perché gli altri c’erano stati già a pranzo ed essendosi trovati bene, hanno deciso di tornarci invece che rischiare da qualche altra parte.
Il ristorante era proprio molto carino, tutto in legno, con poltrone in pelle ed un’atmosfera molto raffinata. Forse è per questo che eravamo gli unici avventori. Ad allietare la serata c’era una giovane cantante e soprattutto il karaoke. In pratica, se nessuno si offriva per cantare, andava avanti lei.
Verso le 23:30, quando avevamo terminato di mangiare, passa un cameriere a dirci che se vogliamo restare ancora, dobbiamo pagare per il tavolo, perché partecipare alla serata si paga, nonostante avessimo cenato lì. Considerando che eravamo quasi gli unici clienti ed i miei amici c’erano stati anche a pranzo e che avevamo speso pure parecchi soldi, devo dire che sono proprio delle merde, con nessun senso degli affari e che meritano di morire di fame nonostante gestiscano un ristorante. Ricordo ad eventuali internauti in cerca di informazioni sul Ristorante Soho di Kiev: non andateci, sono degli stronzi.
Verso mezzanotte ci raggiunge Katerina (mia amica) e tutti insieme ce ne andiamo all’Arena, la bella discoteca in Kreshatik. Non entrando tutti nell’auto, io e Katerina prendiamo un taxi ma quando arriviamo abbiamo qualche difficoltà nel trovare gli altri e dopo un paio di tentativi, finalmente mi risponde Roberto che mi dice di essere già all’interno.
Nonostante la signorina non avesse proprio voglia di entrare all’Arena, le dico che sarebbe meglio andare, per non fare gli asociali e che magari saremmo rimasti solo per poco tempo. Quando entriamo però, dopo una lunga fila e 100 grivna a testa, incontrando Roberto e Luca ci fanno sapere che Paolo ed Olga non erano entrati. Asociali loro!! A quel punto Katerina, che già non voleva entrare, ha cominciato a scalpitare per andare via e sono riuscito a trattenerla solo per 10 minuti.
Quando era l’una e la maggior parte delle persone stavano arrivando, la mia serata era già finita e dopo un giro al supermercato, a due passi dall’Arena, ce ne siamo tornati a casa. Alle due già dormivo.