Domenica 12 agosto 2012
Nonostante la sera precedente fossi rientrato solamente alle due, ero rimasto al computer fino alle quattro ed una sveglia alle 10:15 ci poteva anche stare. Faccio colazione, riprendo conoscenza ed esco di casa alle 12:15.
Scendo al Maidan Nezalezhnosti (Майдан Незалежності) ed invece che prendere a destra, come sempre, arrivato in Kreshatik (Хрещатик) svolto a sinistra, verso l’arco dell’Amicizia delle Nazioni, dedicato alla unificazione di Russia e Ucraina. Raccogliendo informazioni, prima della partenza, avevo letto che ci sarebbe dovuto essere un “attraversamento tirolese”, cioè un lungo cavo d’acciaio lungo il quale scivolavano persone imbracate, fino ad arrivare all’altra sponda del Dnipro.
Arrivato sul posto, ho fatto qualche foto (inevitabile) con il maestoso monumento per poi proseguire fino alla piattaforma da cui partivano questa specie di kamikaze. Sono rimasto impressionato dalla lunga fila di persone per saltare nel vuoto e dalla rapidità con cui venivano preparate e lanciate. Era quasi una catena di montaggio con due addetti che “vestivano” i pazzi ed uno che li agganciava e dava la partenza. Il tutto con una celerità spaventosa e considerando il prezzo non proprio regalato (15 euro), era una vera e propria macchina da soldi.
Rimango qualche minuto a guardare questi incoscienti lanciarsi e proseguo poi verso il vicino Mariinsky Park (Мариинский парк). Passeggio fino ad arrivare al famigerato “Ponte del Parco”, molto alto e con tavole sul fondo che non davano proprio un senso di stabilità. Tanto per cambiare, come in ogni ponte che si rispetti, anche il questo ci sono centinaia di lucchetti pieni di cuoricini. Li avevo già notati in uno dei ponti sul Dnipro (Днiпро) ma si sa, ogni ponticello è buono per manifestare il proprio amore.
Il ponte del parco, costruito nel 1904 su progetto del professor Evgenij Oskarovič Paton (Євген Оскарович Патон) collega il centro città con il Mariinsky Park e viene comunemente chiamato “Ponte di Paton”. Si tratta di uno dei luoghi più romantici di Kiev e al suo nome ufficiale, viene spesso affiancato quello di Lover’s Bridge (ponte degli innamorati) ma anche il meno romantico Devil’s Bridge (ponte del diavolo).
Per quanto riguarda la prima definizione, la spiegazione è fin troppo evidente, basta vedere tutti i lucchetti degli innamorati presenti e si capisce subito. Da una ricerca su internet, mi sembra di aver capito che il ponte originale in acciaio, negli anni ’80 fosse stato sostituito da una copia con il camminamento in legno e molte persone avevano paura ad attraversarlo, da cui il nome di “Ponte del Diavolo”. Ho letto anche che, vista la sua notevole altezza, sia stato spesso utilizzato da molte persone per suicidarsi, fin al punto di far mettere dall’amministrazione dei militari di guardia.
Dovendo incontrare Katerina, arrivato al ponte decido di ritornare indietro, verso il centro.
Il parco era pieno di gente ma sopratutto bambini, accompagnati da genitori e nonni che avevano di che divertirsi in quel posto. Si andava dal classico giro sul pony, alle macchinine a pedali fino al ben più entusiasmante tuffo in piscina (poco più di una pozzanghera) inserito all’interno di una grande palla di plastica trasparente, gonfia d’aria.
Alle 15:30 incontro Katerina e dopo aver pensato a qualcosa che non avevo ancora visto in città, decidiamo di andare al Fashion Park. La strada per arrivarci non le era molto chiara e certamente pensava che fosse più vicino. Ad ogni angolo mi lamentavo chiedendo quanto ancora dovessimo camminare e alla fine eravamo arrivati quasi ai ferri corti. Ho dovuto anche suggerirle di chiedere informazioni invece di affidarsi esclusivamente al suo senso dell’orientamento fallace ed alla fine, dopo una lunghissima camminata, l’abbiamo trovato.
Il Kiev fashion park, è sostanzialmente un progetto di patronato. L’obiettivo principale dell’attività di KFP è quello di installare gli oggetti d’arte unici nelle strade, i parchi e le piazze delle città ucraine. L’idea è quella di rendere lo spazio pubblico più interessante e attraente per i suoi abitanti e gli ospiti con le forme contemporanee d’arte: sculture, installazioni, panchine e altri prodotti da costruzione. Da quello che ho letto, mi sembra di aver capito che quelle opere/installazioni siano state tutte create e donate da artisti emergenti al solo scopo di abbellire la città, senza scopo di lucro se non l’autopromozione.
In quel parco erano disseminate delle cose veramente curiose, tra cui, la più bizzarra era indubbiamente quella composta da quattro enormi statue di bambini, colorati di blu, rosso, verde e giallo dal cui basso ventre partiva un arco. In parole povere erano quattro statue che pisciavano.
Dopo il lungo giro turistico, quando mancavano una ventina di minuti alle sei, siamo tornati in appartamento a riposarci (camminavo da 4 giorni). Usciamo di nuovo alle sette e un quarto, in direzione del “Museo della Grande guerra patriottica”, dove erano esposte alcune delle armi utilizzate nella seconda guerra mondiale. Nel parco spicca, sia per importanza che per altezza, il monumento alla Madre Patria (Батьківщина-Мати), una sorta di statua della libertà in salsa Ucraina e uno dei monumenti più alti al mondo.
Da wikipedia: La Statua della Madre Patria (Батьківщина-Мати) è un monumento colossale che simboleggia la Madre Russia e fu inaugurata il 9 maggio 1981 addirittura da Leonid Brezhnev. Il monumento, progettato dallo scultore Yevgeny Vuchetich, è alto 102 metri e la sola statua ben 62. La Батьківщина-Мати fu costruita come parte del Museo della Grande Guerra patriottica, dedicato alla guerra dell’Unione Sovietica contro la Germania nazista durante il secondo conflitto mondiale. La statua è costruita interamente in titanio mentre il basamento in cemento armato ed il suo peso è di 560 tonnellate. La “Madre Russia” tiene al braccio destro una spada lunga 16 metri e pesante 9 tonnellate e al braccio sinistro uno scudo che misura 13 per 8 metri, con lo stemma dell’Unione Sovietica.
Nonostante la sua voglia di passeggiare, stavolta l’ho costretta a prendere la metro. Basta camminare! Arrivati nel parco della Gloria Eterna e percorso il lungo vialone fino alla tomba del milite ignoto, sotto l’obelisco (alto 26 metri), ci siamo seduti sul muretto ad ammirare lo splendido paesaggio. Da quel posto si godeva di una vista su tutta la città e complice il tramonto, il panorama era ancora più bello.
Con la temperatura più autunnale che estiva, la fiamma del fuoco eterno poteva essere buona anche per riscaldarsi, sempre meglio della dissidente che ci aveva cotto una frittata. In realtà questa fiamma ha un forte valore simbolico e ad essa attingono le altre città della repubblica per i loro monumenti ai caduti.
Rimaniamo non più di un quarto d’ora, anche perché nel frattempo si era fatto buio ma soprattutto perché a guardare nel vuoto, con tutto il rispetto della poesia, alla fine ci si rompe le palle.
Tornati in centro, sbuchiamo dalla metro di Kreshatik (Хрещатик) alle nove in punto, nell’orario più bello perché il più affollato e dopo l’ennesima passeggiata, decidiamo di andare a cena da qualche parte.
Il “Mafia” ormai era più che consolidato ma per cambiare, su suggerimento di Katerina, siamo andati al Porter Pub, proprio all’inizio della via che porta al mio appartamento. La scelta non è stata delle più indovinate, non tanto per la qualità del cibo (buonissimo) ma per il tempo che abbiamo dovuto aspettare. Per avere qualcosa da mettere sotto i denti abbiamo dovuto attendere quasi tre quarti d’ora!
Usciamo dal pub alle 23:15 e dopo aver accompagnato la signorina alla metro, a mezzanotte ero a casa.