Kiev 5

Martedì 1 novembre 2011

Per essere pronto alle otto, quando gli amici sarebbero venuti a prendermi per andare all’aeroporto, mi sono svegliato alle 6:45. Alle 7:55, come da accordi, viene Elena, la padrona di casa e mentre parlavamo del più e del meno sale anche Paolo, che riporta le sue chiavi che non ha mai usato essendo andato a stare da Olga (sua fidanzata ucraina).

Alle otto in punto partiamo con la nostra Daewoo Lanos “sgarrupata” per arrivare all’aeroporto in poco più di mezz’ora e di tutto quel traffico paventato da Paolo, nemmeno l’ombra (come al solito avevo ragione io). L’aeroporto che avevamo intravisto di notte, con la luce dl giorno ci è apparso in tutta la sua.. piccolezza. Non ci sono parole per definirlo, semplicemente il più piccolo che abbia mai visto.

Passiamo il check-in abbastanza celermente e dopo una piccola attesa fuori dal casotto (chiamarlo aeroporto è impossibile) decidiamo di andare ai controlli personali. Io avevo imbarcato il bagaglio e non avevo problemi mentre Paolo, con le sue tre stecche di sigarette era un po preoccupato e guarda caso l’anno fermato e gli hanno fatto aprire il trolley.

Ha cercato subito di costituirsi dicendo di sapere il perché della perquisizione ma l’incaricata dello scanner se la prende con le due scatolette di caviale e non con le sigarette in eccesso. Quelle scatolette non possono passare, forse per via del tipo di apertura e per portarle in Italia bisogna imbarcare il bagaglio. Nessun problema, visto che avevamo ancora tanto tempo a disposizione il Paolo ha fatto marcia indietro ed è tornato al check-in per imbarcare il trolley, che comunque era già compreso nel prezzo del biglietto e non ha dovuto pagare un sovrapprezzo. Ricordo il catastrofico ritorno da Riga, la scorsa estate, quando il mio amico Simone ha pagato la bellezza di 84 euro per un bagaglio aggiuntivo, con la Ryanair.

Finalmente siamo nell’aerea partenze che è uno stanzone, all’interno di un piccolo container, dove ci sono una decina di file di sedie, un bar piccolissimo da un lato ed un negozietto che vende sigarette, alcolici e profumi dall’altra. A detta di qualcuno, che aveva già volato allo Zhulyany, l’anno precedente invece del container, c’era addirittura un tendone, quindi non ci lamentiamo.

Dopo una bella attesa all’interno dell’autobus che ci deve portare all’aereo, come era successo a Venezia, finalmente alle 10:15 riusciamo a salire in aereo. Questa volta non è stato molto difficile prendere il “mio” solito posto sopra le ali, nonostante non lo avessi prenotato. E’ bastato chiedere all’assistente di volo e dire che l’amico che aveva prenotato il biglietto non si era ricordato di prenotare il posto più comodo. Dopo un momento di esitazione mi chiede se parlassi inglese e alla mia risposa affermativa acconsente a farmi sedere nella agognata fila sulle uscite d’emergenza.

Decolliamo alle 10_35, con un quarto d’ora di ritardo sull’orario ufficiale e dopo meno di due ore (12:30) siamo atterrati all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Per effetto del fuso orario, torniamo indietro di un’ora e sono quindi le 11:30.

Impieghiamo 40 minuti per scendere dall’aereo, ritirare i bagagli, cercare la navetta, essere accompagnati al parcheggio, pagare, trovare la macchina ed alle 12:30 finalmente partiamo in auto per tornare a casa. Pausa pranzo verso Padova, in un ristorante vicino al casello dell’autostrada e ripartiti, dopo qualche strada sbagliata verso Ferrara, dove non si sa per qualche motivo Paolo è voluto uscire dall’autostrada, sono infine arrivato a casa alle 20:15.

Per la prima volta, da oltre un anno, mi trovo a tornare da una vacanza senza averne un’altra prenotata. E’ una situazione stranissima, come se mi mancasse qualcosa ma tra qualche giorno inizio a vedere dei voli per il 2012.

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