Kiev 8

Mercoledì 15 agosto 2012

In Italia è Ferragosto, giornata tradizionalmente dedicata ai gavettoni che in Ucraina, invece, provengono direttamente dal cielo. Mi sveglio alle 10:30 e tanto per cambiare piove. Giro un po’ per casa, faccio colazione, mi preparo e quando mancano dieci minuti al mezzogiorno, visto che il tempo è migliorato, esco.

C’era un monumento che avevo visto molte foto nelle foto ma che ancora non avevo trovato in città e dopo una ricerca su internet, avevo più o meno localizzato. Si trattava del “Monumento ai Fondatori” della città, una barca con quattro persone a bordo che sarebbe dovuta essere vicino alla stazione della metro di Dnipro.

Forte di questa convinzione, prendo la metro e dopo dieci minuti scendo al fiume. Trattandosi di una stazione nel “deserto”, la prima domanda che mi sono posto è: vado a destra o a sinistra? Da un lato c’era il fiume, dall’altro la collina ed in mezzo una strada a sei corsie. A intuito si capiva che se ci fosse stato qualcosa sarebbe stato da una parte sola ed è in quella direzione che mi sono incamminato.

Ad un certo punto trovo un bivio e non sapevo proprio da che parte andare ma l’istinto (e la ragione) mi hanno fatto continuare a costeggiare il fiume. Il cielo era di un grigio preoccupante, minacciava pioggia da un momento all’altro e per la strada non c’era nessuno a cui poter chiedere uno straccio di informazione. Ad un certo punto incontro una signora sulla cinquantina che fermo immediatamente cercando di chiedere qualcosa in inglese.

Visto che non mi capiva, opto per mostrarle gli appunti che avevo sul telefonino e cercare di farle vedere il nome russo ma se con una mano tenevo il telefono e con l’altra ingrandivo la foto, non riuscivo ad indicarle precisamente quale tra i tanti, era quello che stavo cercando.

Ad un certo punto la signora che sembrava aver capito l’operazione che stavo facendo, prende il telefono e cerca di farlo da sola ma con la stessa manualità di un orango e mi sono trattenuto dallo scoppiare a ridere. Apprezzabile però la sua intraprendenza verso un oggetto che forse non aveva mai visto nemmeno in foto. Alla fine riesco a mostrarle quello che cercavo ma purtroppo non riesce ad essermi d’aiuto.

Proseguo il mio cammino quando, tra la folta vegetazione verso monte, si apre un passaggio. Era un ingresso secondario del Museo della Grande guerra patriottica. Non mi ero minimante accorto di essere in quel punto, nonostante la presenza di una delle statue più alte dell’Ucraina, semplicemente perché ero coperto dalle piante ed anche perché ero sempre passato nella parte alta e non lungo il fiume.

A regolare gli accessi c’era un ragazzo, dentro una guardiola, che fortunatamente parlava inglese e finalmente riesco a comunicare con qualcuno. Gli mostro dal telefonino cosa sto cercando e lui mi da due indicazioni chiarissime: è dopo quella curva.

Proseguo per gli ultimi cento metri e finalmente, tra le piante, intravedo il monumento che stavo cercando. Per attraversare quella specie di autostrada c’era un sottopassaggio che al suo interno, a metà del lunghissimo corridoio, aveva un cane dormiente. Non sembrava una bestia feroce ma non si poteva mai sapere.

Ci penso due secondi e poi procedo fingendo sicurezza mentre l’animale, dal canto suo, non mi calcola per niente.

Raggiungo l’altra parte della strada, dove in mezzo ad un piccolo parco chiamato “Navodnyts’kyi park” (Наводницький парк), giungo finalmente ad uno dei pochi monumenti di Kiev che ancora non avevo visto. In mezzo ad una grande fontana, emergeva questa specie di imbarcazione, sopra ed un piedistallo raffigurante delle onde e sopra la barca i quattro fondatori (secondo la leggenda) di Kiev: i fratelli Kyi, Scec, Khoriv e loro sorella Lybed. L’opera è stata creata da Vasily Borodai insieme con l’architetto N. Feschenko ed inaugurata nel 1982.

Evidentemente quel posto aveva un significato particolare perché appena sono arrivato, ho trovato una coppia di sposi con tutto il seguito di amici e parenti che tra un brindisi e l’altro, si facevano le foto e dopo venti minuti, mentre me ne stavo andando, scendeva da una lunghissima limousine bianca, un’altra coppia di sposini. Nulla a che vedere comunque con il Parco Tsaritsino di Mosca, dove in un sabato qualunque di giugno, avevamo contato almeno 8 limousine (e relative coppie di sposi).

Trovandosi solo ad un centinaio di metri in linea d’aria, dall’enorme monumento alla Madre Patria (Батьківщина-Мати), appena finito con le foto dei “Fondatori” mi incammino per passare all’altro. Percorro una lunga scalinata e vedo nel prato, decine di persone impegnate a creare mosaici, usando fiori di tutti i colori. Ad ogni disegno lavoravano 4/5 persone e c’era un supervisore che li monitorava.

Sembrava un po’ come i libri da colorare per i bambini: avevano degli spazi delimitati e dovevano riempirli con un determinato colore dei fiori. Forse questa è la risposta alla domanda che mi pongo da tanto tempo, su come facciano ad esistere quei giardini pieni di fiori coloratissimi in un posto che in inverno può raggiungere tranquillamente i meno venti: ogni primavera ne rimettono di nuovi.

Sono le 14:30 quando raggiungo il monumento più alto dell’Ucraina e dopo qualche foto tra statue, sculture, bassorilievi e carri armati, alle tre mi sposto al vicino Pecherska Lavra (Печерська лавра). Credo di esserci passato in ognuno dei miei viaggi a Kiev ma dato che mi trovavo già li (e non avevo molto da fare), un giro ce l’ho fatto anche questa volta.

Cammino per un’ora tra le bellissime chiese dalle cupole dorate, fotografandole dall’esterno, senza approfondire troppo la visita (altrimenti mi ci sarebbe voluto il doppi del tempo) e quando si sono fatte le 16:15 sono uscito dal lato opposto, tornando verso la Arsenalna (Арсенальна) a prendere la metro. Passando nei pressi del parco della Gloria Eterna non ho potuto esimermi dall’entrare e fare qualche foto anche li, sia con l’obelisco che soprattutto con lo splendido panorama sul Dnipro (Днiпро) e sulla città che si poteva osservare da quella posizione rialzata.

Alle 18 avevo appuntamento con Katerina, alla stazione di Darnytsia (Дарниця) ma avevo anche una fame boia ed i tempi erano diventati piuttosto stretti. Arrivo in Kreshatik alle 17:15 e visto che il McDonald’s è attaccato alla metropolitana, esco, mangio un McChicken velocissimo e scendo immediatamente nella metro, arrivando dall’amica in perfetto orario.

Dovevamo andare a trovare Viktoria, nostra amica comune che credo sia stata la mia prima conoscenza su facebook, nel 2008. E’ stato tramite lei che poi ho conosciuto Katerina.

Dalla metro, per arrivare da Vika, abbiamo preso anche uno di quegli autobus sgangherati che si vedono spesso sulle strade di Kiev. E’ stata la mia prima volta e non vedevo l’ora perché mi piace uscire dal flusso turistico e vedere cosa fa la gente comune, quando sono in vacanza da qualche parte.

Arriviamo nel quartiere di Pozniaki poco prima delle 19 e visto che Viktoria tardava, abbiamo fatto una passeggiata nel parco ed intorno al laghetto. Mi diceva Katerina che quello è uno dei quartieri “benestanti” di Kiev. C’erano sempre i grandi palazzoni ma erano indubbiamente più belli, meglio tenuti e soprattutto più nuovi di quelli di altre zone della città.

Dopo una mezz’ora abbondante arriva Viktoria con cui andiamo in un locale caucasico vicino casa sua. Non ero mai stato in un posto del genere e ne sono rimasto affascinato. C’era uno generoso uso di tende, luci diverse appese al soffitto, una sorta di lampadari ispirati alle lanterne cinesi, i classici tappeti alle pareti, appesi come quadri, abbastanza comuni nell’est Europa e soprattutto gli archi di porte e finestre con quella particolare forma a punta, dallo stile arabeggiante

Prendiamo da bere, le ragazze mangiano anche delle cose strane e Vika, da brava neo mamma, ci aggiorna sullo sviluppo della sua creatura. L’ultima volta che ci eravamo incontrati, nell’agosto di due anni prima, la bambina doveva ancora venire al mondo e fatti due conti, ora dovrebbe avere circa 18-20 mesi.

Finito di mangiare, la nostra amica corre a casa dalla figlioletta mentre io e Katerina torniamo in centro, arrivando in Kreshatik (Хрещатик) alle 21:15.

Per giungere puntuale all’appuntamento con Katerina, avevo dovuto scegliere tra mangiare o fare la doccia e l’istinto di sopravvivenza mi aveva portato al McDonald’s. Prima di andare a cena però, nonostante la signorina non fosse pienamente d’accordo, decido però di passare in appartamento e quando erano le 22:30 eravamo regolarmente seduti al ristorante Mafia (una sicurezza).

Se la prima volta poteva essere un caso, ormai, a fine vacanza, la lentezza di quel ristorante era diventata una certezza consolidata. Nulla da dire comunque sulla qualità del cibo e soprattutto sulla bellezza del locale. A mezzanotte accompagno Katerina alla metro e torno in appartamento.

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