Mercoledì 7 agosto 2013
Iniziamo il nostro primo vero giorno di vacanza con una bella sveglia mattutina, alle 8:10. Diciamo che più che oro in bocca, il mattino aveva il fuoco sul materasso dove, tanto per cambiare, non riuscivo a dormire. Intanto che aspetto Simone, vado in bagno a radermi, cercando di fare più rumore possibile per ‘aiutarlo a svegliarsi’ e per quando ho finito Simone è bello che pronto.
Scendiamo a fare colazione, visto che nei 19 euro a testa del Motelis Paradise era compresa anche una ‘continental breakfast’ e devo dire che rimango veramente sorpreso nel trovare qualcosa in più rispetto a latte e caffé. Non era una colazione da grand hotel ma c’era comunque tanta roba da mangiare, dagli affettati, al formaggio, dalla verdura alle uova. In Italia per un trattamento del genere non basterebbe il doppio di quello che abbiamo speso.
Alle 10:30 lasciamo l’hotel per dirigerci in centro, dove, come prima tappa, abbiamo il museo del KGB (Museo delle vittime del genocidio). Avendo lasciato l’auto dietro la cattedrale, abbiamo dovuto fare una bella camminata visto che il museo si trovava oltre la metà di Gedimino Prospektas e quando siamo arrivati erano già le undici e trenta.
L’ex quartier generale del Kgb e la relativa prigione, testimoni di molte atrocità, sono stati oggi convertiti in un austero e agghiacciante museo. Non vi è alcun tentativo di glorificare o camuffare il passato: bastano le descrizioni sulle pareti a indicare la funzione di ciascuna stanza. La camera della tortura dell’acqua e la cella dalle pareti imbottite non sono particolarmente angoscianti se confrontate con la stanza delle esecuzioni. Il museo, gestito da volontari, è lo specchio di un orribile quanto recente passato. Fuori dagli edifici, i nomi delle vittime sono incisi sulle pietre delle pareti. Sebbene non sia un posto allegro, è assolutamente un museo da non perdere.
Girando tra le molte stanze del museo, disposte su tre piani, facciamo un salto nel passato e vediamo fedelmente ricostruiti (o forse rimasti ancora intatti) vari uffici di comando, con fascicoli, timbri, telefoni, macchine da scrivere e sopratutto molte divise dell’epoca. C’erano naturalmente anche armi e molte foto appese alle pareti che testimoniavano la triste realtà dei fatti di quel periodo. In uno dei tre piani c’erano le celle dove, oltre a quelle normali, ce n’erano alcune di punizione, talmente anguste che il malcapitato non aveva possibilità di sdraiarsi, le pareti dipinte di nero e chiaramente senza luce ne finestre. Ho paura solo a pensarci.
Non parliamo poi dei servizi igienici che consistevano in tre turche a distanza di pochi centimetri l’una dall’altra e due lavandini, nella stessa stanza. Anche per quanto riguarda le docce, non si badava tanto alla privaci, essendo composte da due bocchette appese alla parete in una stanza completamente vuota.
Usciamo dal museo a mezzogiorno e torniamo indietro, verso la cattedrale, percorrendo per più di un km la via principale di Vilnius, Gedimino prospektas.
Visto che non si aveva ancora fame, decidiamo di visitare anche la chiesa principale della città, chiamata ‘Cattedrale metropolitana dei Santi Stanislao e Ladislao’ (in lituano Vilniaus Šv. Stanislovo ir Šv. Vladislovo arkikatedra bazilika).
E’ la più grande chiesa cattolica in Lituania e la sua costruzione originale iniziò nel 1387 per poi essere distrutta e ricostruita più volte. Il campanile venne costruito nel 1522.
Da Wikipedia: Costruita su progetto dell’architetto Laurynas Gucevičius, fu innalzata tra il 1779 ed il 1783 in seguito alla distruzione dell’antica cattedrale, semicrollata nel 1769. Essa può essere annoverata come un monumento precoce del primo Neoclassicismo.
Esterno – Preceduta da un portico esastilo coronato da un frontone, la facciata è impreziosita da sculture di Tommaso Righi; la più importante raffigura la Sant’Elena con la Croce in mano. Lungo le due fiancate laterali si aprono due portici dorici. Di fianco alla facciata vi è l’alto campanile a pianta rettangolare, sormontato da una guglia con croce dorata.
Interno – L’interno della cattedrale di Vilnius è in un austero stile neoclassico ed è a sala, con tre navate della medesima altezza coperte da alte volte a crociera decorate con cornici in stucco e sorrette da pilastri a pianta quadrata. Su questi ultimi, vi sono dei quadri del XIX secolo raffiguranti i Dodici Apostoli.
Essendo la cattedrale priva di abside, il presbiterio, rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa, occupa l’ultima campata della navata centrale. Esso è su due livelli: il primo, quello più basso, accoglie i nuovi arredi sacri in marmo installati in seguito al Concilio Vaticano II, che consistono nell’altare, nell’ambone e nella cattedra; il secondo livello, invece, ospita il monumentale altare maggiore ottocentesco, con timpano triangolare sorretto da sei colonne tuscaniche in marmo verde.
Annessa alla chiesa è la cappella di San Casimiro, di gusto barocco. La parte più importante di essa è l’altare, ove si trovano un altorilievo raffigurante la Gloria della Vergine ed un’antica immagine bizantina di San Casimiro. La cappella, eretta da Matteo Castelli, ornata da statue di santi poste all’interno di alcune nicchie lungo le pareti, è coperta da una cupola con lanterna.
Dopo un’approfondita visita e diverse foto, all’interno della chiesa, usciamo a fare due passi nel parco adiacente, cercando di programmare le cose da fare nel resto della giornata. La prima era indubbiamente andare a mangiare e presa la macchina, ci dirigiamo verso il McDonald’s di Gedimino Street. Per il pranzo di solito scelgo io dove andare mentre per cena si fa quello che piace a Simone. Fosse per me, sarebbe fast food a colazione, pranzo e cena ma Simone se non spende almeno 50 euro a pasto non è sazio.
Poco dopo le 14 finiamo di mangiare e torniamo nei pressi della cattedrale per andare a visitare ‘The palace of the grand dukes of Lithuania’ (Palazzo dei Granduchi di Lituania). Si tratta della fedele ricostruzione di un palazzo dalla storia centenaria di cui si hanno le prime notizie già nel 1413, essendo stata la dimora del granduca Vytautas.
La storia del palazzo va avanti tra alterne vicende ed ospita negli anni importanti cerimonie nuziali (1495 Alessandro Iagellone ed Elena, figlia del granduca di Mosca – 1517 Sigismondo il Vecchio e di Bona Sforza, figlia del duca di Milano – 1562 Caterina Iagellone e del futuro re di Svezia Giovanni III Vasa). Nel 1655 la capitale della Lituania fu occupata dell’esercito di Mosca che devastò e saccheggiò il Palazzo dei granduchi e dopo vari accadimenti, si giunse alla completa demolizione dei muri che ancora rimanevano in piedi, nel 1801, per iniziativa dell’amministrazione imperiale russa. Nel 2002 iniziarono i lavori di ricostruzione del Palazzo che si conclusero nel giugno del 2009.
L’ingresso del museo è posto sotto al palazzo ricostruito, da dove si inizia il percorso della visita. La prima cosa che si vede una volta entrato sono le antiche rovine, sopra alle quali è stato costruito il nuovo palazzo. E’ molto bello guardare la facciata del palazzo dal basso verso l’alto perché si vedono le mura antiche fino al livello della strada e tutta la parte superiore di nuova costruzione. Questo è reso visibile dal pavimento superiore vetrato e la cosa è molto particolare.
All’interno del museo sono presenti moltissimi reperti storici, plastici del castello durante le diverse epoche e vari pannelli con la storia dei molteplici personaggi che l’hanno abitato o che ne hanno influenzato la storia in qualche modo. Tutto molto interessante ma per apprezzarlo a pieno bisognerebbe conoscere bene la storia della Lituania.
Usciamo dal palazzo dei granduchi verso le sedici e presa l’auto, ci dirigiamo verso il centro commerciale Maxima, sulla riva nord del fiume Neris, vicino all’altissimo Hotel Radisson. Facciamo un giro all’interno, visitando i vari negozi e all’ultimo piano troviamo una bella terrazza con tanto di bar, molto carino, da cui si poteva ammirare tutto il paesaggio circostante.
Usciti dal centro commerciale, attraversiamo la strada ed andiamo a vedere qualche bella ragazza nel torneo di beach volley organizzato nel prato, sulla riva del fiume. Ci incamminiamo sul lungo ponte pedonale che scavalca il parco e ci sediamo in uno dei due bar presenti nello spazio ricavato a metà dello stesso, per una bella birra fresca.
Sembrava il paradiso terrestre ma solo tre giorni dopo, una tromba d’aria ha buttato tutto all’aria.
Alle 18:30 ci raggiunge Lina ed insieme a lei saliamo all’ultimo piano dell’altissimo hotel Radisson a scattare qualche foto al bellissimo panorama. Scendiamo quasi subito ed andiamo a casa di Leone (l’altra amica) che ci mostra il suo bellissimo appartamento in ristrutturazione, proprio di fronte al quartiere degli artisti di Uzupio.
Nel frattempo si erano fatte le 19:15 ed affidandoci alle nostre amiche, siamo saliti in macchina (la loro, perché più spaziosa) per andare in un non meglio precisato parco, poco distante dal centro. Dopo appena una decina di minuti, ci troviamo immersi in un vero e proprio paradiso terrestre, chiamato Belmontas.
Esteso su una superficie di due ettari, nel ‘non saprei come definire’ Belmontas c’era un po’ di tutto per lo svago all’aria aperta: fiume, cascate, noleggio biciclette, canoe, campi da calcio, basket, volley, percorso trekking, sauna, mulino ad acqua, lago con anatre e cigni, prato ben curato ed un atmosfera stupenda. La struttura è in tipico stile baltico, con edifici in legno e pietra.
Dopo una bella e lunga passeggiata all’interno del parco, quando sono quasi le nove torniamo al punto di partenza dove scopriamo un altro gioiello del complesso: il ristorante!
C’è un bellissimo ristorante all’aperto, completamente in legno, a pochi metri da bosco e vicinissimo al fiume. Ci sediamo quando il sole sta ormai sparendo tra gli alberi e dopo una piccola attesa riusciamo finalmente ad ordinare. Con una giornata così calda c’era una quantità di persone incredibile ma il posto era talmente bello che valeva qualche piccola attesa. Ci facciamo aiutare dalle nostre amiche per ordinare e dopo una previsto e prevedibile ritardo, riusciamo finalmente a mettere una bella bistecca sotto i denti!
Posto meraviglioso, cibo ottimo e prezzi regolari, non ho altri aggettivi per descrivere meglio il complesso Belmontas. In più, avevamo anche una bella compagnia che ha reso la serata veramente speciale.
Alle 23:15 lasciamo quel paradiso per tornare in città e salutate le nostre amiche, dopo una mezz’ora eravamo in hotel. Ovviamente non potevo andare a dormire senza accendere il computer e mentre Simone mi accompagnava russando, mi informavo sulle notizie dall’Italia, fino alle 2:30, quando ho spento la luce e mi sono buttato tra le braccia di Morfeo.