Domenica 1 marzo 2015
Uno dei pregi del non fare tardi la sera è che la mattina ci si può svegliare presto e poter impiegare quel tempo per fare un sacco di cose.
Ci svegliamo alle 7:30 e dopo esserci preparati ed aver fatto colazione, dopo poco più di un’ora usciamo ed andiamo a prendere la metro, direzione Camden Town. Mi piace molto come viene definita da Wikipedia: “famosa per l’affollato mercato e come centro di vita degli alternativi”.
Si arriva alle quasi nove e mezza, di gente in giro non ce n’è tantissima ed addirittura qualche ambulante deve ancora iniziare ad esporre la propria mercanzia.
Facciamo un giro lungo tutto il viale principale, entrando di volta in volta nelle viuzze e negli spiazzi che si aprono lateralmente. Le cose esposte sono le stesse, oserei dire da sempre. Ci sono gli immancabili stivaloni da punk, le magliette più global che abbia mai visto, milioni di souvenirs, libri, vintage, artigianato, vestiti, borse, gioielli, stampe e vinili, un vero paradiso per chi cerca oggetti originali e mai fuori moda.
C’è poi tutto il discorso alimentare, con stand e bancarelle da una miriade di paesi diversi, quasi a voler far concorrenza al nostro Expo di Milano. Ho visto cucinare polacco, cinese, messicano, argentino, peruviano e c’era addirittura un ragazzo italiano che stava facendo gli gnocchi.
Dopo un paio d’ore di lieto girovagare, alle 11:30 decidiamo di fare una passeggiata e tornare a piedi verso il centro. L’intenzione era di fermarci a mangiare al Rosso di sera, ristorante dove nella precedente vacanza, mi avevano portato dei miei colleghi di lavoro, amici di uno dei titolari.
Ci abbiamo messo un po’ di tempo ma alla fine siamo arrivati e all’una in punto eravamo seduti al tavolo del ristorante italiano, anzi, marchigiano, di Covent Garden.
Mangiamo, infischiandocene altamente di quello che si dice quando si è all’estero, della buonissima pasta italiana e due secondi, ad un prezzo che però era piuttosto inglese.
Usciamo alle 14:10 e decidiamo di andare a visitare il British Museum, che dista appena una decina di minuti. Ci tengo a precisare che oltre alla National Gallery, anche il British è completamente gratuito.
Già da fuori è stupendo, con la facciata letteralmente meravigliosa ma l’interno non è da meno, con i suoi otto milioni di oggetti che testimoniano la storia e la cultura materiale dell’umanità dalle origini ad oggi.
A noi italiani entrare in un museo, così grande e ricco, e vedere che non ci sono casse per vendere i biglietti d’ingresso perché l’ingresso è libero, viene da domandarci ma dove viviamo? Eppure a Londra è così.
Giriamo tra i vari reperti di epoche molto diverse, restando incantati da quante cose belle il genere umano sia stato in grado di creare nella storia. Quello che mi ha fatto emozionare veramente è stata la stele di Rosetta di cui sento parlare fin dall’infanzia, da quando studiavo le civiltà antiche, fino ai nostri giorni, essendo perfino il nome di corsi di lingua. Ricordo che l’importanza del suo ritrovamento è stata enorme perché tramite essa è stato possibile decifrare i geroglifici.
Verso le sedici, usciamo dal museo per andare a Piccadilly, passando ovviamente per Oxford Street che con i suoi oltre trecento punti vendita, è una delle più famose e attive strade commerciali del mondo. Il tracciato rettilineo di Oxford Street è lungo 2,5 km ed è un susseguirsi di negozi, grandi e piccoli, ma noi ad un certo punto abbiamo deviato sulla Regent Street e poco dopo siamo giunti a Piccadilly Circus.
Per quei pochi che non vi fossero ancora stati, la suddetta piazza è una delle più famose e caotiche d’Europa, tanto da essere definita una piccola Time Square. Suggestiva per le luci e gli schermi, da vivere specialmente di notte con la possibilità di cenare in zona e poter fare del buon e caro (come tutta Londra) shopping. Nella piazza, che ricordiamo essere uno dei simboli di Londra, si trova anche la celebre Shaftesbury Memorial Fountain che rappresenta Eros che credo essere uno dei monumenti più fotografati del mondo.
Continuando la passeggiata per il centro, proseguiamo fino a Leicester Square dove, attratti dalla folla, ci fermiamo brevemente a vedere un paio di artisti di strada impegnati con i loro numeri di abilità. Passimo poi alle vie parallele, trovandoci in piena Chinatown, quando alle 17:20, dobbiamo rifugiarci sotto una tettoia per via di uno scroscio di pioggia.
Per fortuna il tutto si esaurisce in una ventina di minuti ed una volta liberi, siamo andati a mangiare qualcosa al solito posto, quello con la “M” gialla.
Consapevoli che di domenica sera non avremmo trovato molta gente, invece di tornare a fare una pausa in hotel, tiriamo dritto fino a che non ci rompiamo e dopo aver controllato i tre o quattro locali che mi erano stati segnalati, concludiamo la serata al Waxy O’Connor’s, all’inizio di Chinatown (quello con la pianta all’interno per intenderci).
Il Waxy è un locale particolare e molto caratteristico. L’interno è un labirinto di stanzette, tutto in legno e al centro del pub c’è un enorme albero che puoi vedere da ogni angolazione su questi piani rialzati. Consigliatissimo!
Ci siamo fatti un bel boccale di birra ed alle 21:15, stanchi morti, abbiamo ripreso la via dell’hotel, dove siamo arrivati in una quarantina di minuti. Dato che la mattina seguente avremmo dovuto prendere l’autobus delle nove, prima di andare a letto, con mestizia, ci siamo messi a rifare i le valige.