Minsk 5

Sabato 17 agosto 2019

Usciamo già “colazionati” verso le 10:15 con l’intenzione di recarci all’obelisco di Piazza della Vittoria (Bielorusso: Плошча Перамогі; Russo: Площадь Победы). Attraversiamo Piazza dell’Indipendenza (Плошча Незалежнасці) e iniziamo a incamminarci sul viale omonimo, l’arteria principale della città.

Da Touringclub.it – Sul Viale Indipendenza, si allineano, uno dopo l’altro, tutti i palazzi del potere (tra cui la residenza del Presidente), della cultura e le statue che commemorano la vittoria e i partigiani della Grande Guerra patriottica. La via, che andrebbe verso Mosca, è lunga circa 15 chilometri e larga almeno 75 metri, e i palazzi che si affacciano sono alti circa 40 metri. Quando è stata progettata, infatti, negli anni Quaranta, si è deciso che fosse rispettata una proporzione di 1 a 2. Il modello al quale si sono ispirati è quello della prospettiva Nievsky di San Pieotroburgo ma la grandiosità alla quale si aspirava, nella realtà non c’è mai stata. Sarà che non ci sono quei colori pastello che fanno tanto Italia e nemmeno l’acqua in cui si specchiano, ma la monumentalità quella non manca ed è tutta staliniana. Perché Minsk a ben vedere è forse l’esempio meglio riuscito, di sicuro meglio conservato, di quello che nei Paesi sovietici va sotto il nome di “stile imperiale staliniano” che, specie se confrontato con quello che è stato partorito dopo dall’architettura sovietica è uno stile abbastanza piacevole all’occhio.

Il Viale dell’Indipendenza (Праспект Незалежнасці) inizia in prossimità della stazione ferroviaria, partendo dall’omonima piazza (Ploshchad Nezavisimosti) realizzata in onore di Lenin e circondata da palazzi del governo e dall’Università statale. Qui si trova anche la chiesa in mattoni rossi dei Santi Simone ed Elena e un grande centro commerciale costruito interamente nel sottosuolo. Passeggiando lungo viale Nezavisimosti si incontra la sede dei Servizi Segreti (KGB) con un grande portale in forma di tempio corinzio e la piazza Ottobre, centro politico della nazione, dedicata alla famosa rivoluzione e dove si trovano il palazzo della Repubblica e il museo della Storia della Guerra Patriottica. Proseguendo s’incontra una struttura circolare che ospita il circo di stato, il giardino Yanka Kupala e l’omonimo museo letterario, per giungere a un’altra bella piazza, la nostra destinazione, ossia Ploshchad Peramohi (Piazza della Vittoria – Плошча Перамогі) con al centro l’obelisco e la sottostante fiamma eterna.

Sono molti in città i monumenti legati al ricordo della Grande Guerra Patriottica (1941-1945) ma l’Obelisco è un elemento distintivo. Questo Monumento della Vittoria è dedicato alla memoria di tutti coloro che si sono sacrificati per la libertà della Bielorussia, fortemente coinvolta nella lotta contro la Germania nazista. L’Obelisco, enorme colonna di granito di 38 metri, fu costruito su progetto dell’architetto Zagorski nel 1954. Ai quattro lati della sua base quadrata sono rappresentati diversi argomenti di guerra, così come una spada, simbolo del trionfo. Sopra ai due palazzi ai lati della piazza, costruiti negli anni ’40, campeggia a caratteri cubitali la scritta “подвіг народа бессмертен”, che dovrebbe significare “L’impresa del popolo è immortale” (da Google) o una cosa simile tipo “Tutti gli eroi sono immortali”. Dal 1961 alla base del monumento è stata accesa la fiamma eterna, a ricordo di tutti i soldati caduti durante la seconda guerra mondiale e sotto la piazza c’è una sala commemorativa in onore degli eroi, non solo bielorussi, ma delle diverse repubbliche dell’Unione Sovietica, che si sono sacrificati per l’indipendenza del Paese.

Purtroppo di tutte queste cose che ho scritto non abbiamo potuto vedere niente, dato che la parte interna della piazza è recintata e l’obelisco è ingabbiato dalle impalcature, a causa di lavori di ristrutturazione che dovrebbero protrarsi fino a maggio 2020. Sarà sicuramente tutto pronto per il 9, giorno delle importanti celebrazioni per la Giornata della Vittoria, una delle feste più importanti per la Bielorussia.

Lasciamo quindi Piazza della Vittoria (Плошча Перамогі) e proseguiamo il nostro cammino verso la chiesa cattolica della Santissima Trinità-San Rocco (Касцёл Святога Роха), che si trova 2/300 metri più avanti, lungo il Viale dell’Indipendenza (Праспект Незалежнасці).

Arriviamo a mezzogiorno in punto e troviamo una grande folla nel cortile della chiesa, dove è installato un palco e sta iniziando la celebrazione della messa all’aperto. Ci sono 3/4 sacerdoti sopra il palco e una decina seduti al lato, accanto a un coro e c’è un fotografo a immortalare la funzione religiosa. Non riesco a capire cosa venga celebrato ma immagino sia una festa importante, probabilmente quella di San Rocco, a cui è dedicata la chiesa, che si festeggiava ieri, 16 agosto.

Poco distante ci sono tre persone che stanno cucinando con dei vecchi forni a legna portatili, tipo dei pentoloni con una canna fumaria laterale, simili a quelli che avevo visto all’interno del Museo della Grande Guerra ma non so se le due cose sono legate. Immagino di si e la tentazione di rimanere a mangiare è forte, se non fosse che la messa è appena iniziata e immagino andrà a finire alla lunga.

Entriamo a vedere la chiesa, comunque aperta, che è un importante monumento architettonico in stile neogotico, incluso nell’elenco statale dei valori storici e culturali. Molto semplice, a una navata, completamente bianca con le uniche note di colore date dalle vetrate ornamentali delle finestre, con l’organo al posto dell’altare e ai due lati una statua della Madonna e una di San Rocco. Come tutte le chiese di Minsk, anche questa ha vissuto parecchie vicissitudini che l’hanno portata a diventare una sala per concerti, successivamente, nel 1991, riassegnata alla culto religioso con funzioni nel tempo libero dai concerti e solo nel 2006, c’è stato lo stop alla musica e l’edificio fu restituito alla parrocchia cattolica romana della Santissima Trinità (San Rocco).

Accanto alla chiesa c’è un cimitero e all’interno della stessa area, poco distante, ci sono dei vecchi autobus, mezzi militari e ambulanze, facenti parte probabilmente di una sorta di museo e dei giochi per bambini.

Dalla chiesa cattolica della Santissima Trinità-San Rocco (Касцёл Святога Роха) ci spostiamo a quella ortodossa di Alexander Nevsky (Приход благоверного князя Александра Невского), che si trova poco più avanti sulla stessa Ulitsa Kozlova (Вуліца Казлова). Lungo il breve tragitto ci fermiamo prima al Palazzo dell’Arte (палац Мастацтва), attaccato alla chiesa cattolica, ma non per qualche mostra, bensì per un mercatino di produttori di miele che sarebbe pure interessante, con assaggi e dimostrazioni di alcune fasi della lavorazione, se non fosse per la presenza infestante delle api.

Sfuggiti alle molestie dei fastidiosi insetti, raggiungiamo la vicina chiesa di Alexander Nevsky, che si trova all’interno di un parco insieme a uno dei cimiteri militari più vecchi di Minsk, risalente agli inizi del XIX secolo, dove sono seppelliti anche artisti, scienziati, scrittori e poeti, come Jakub Kolas (Якуб Колас) e Janka Kupala (Янка Купала).

La Chiesa del Santo principe Alexander Nevsky a Minsk occupa un posto speciale tra tutti gli edifici religiosi della città. Fu costruita su un cimitero militare, alla fine del XIX secolo (1898), seguendo lo stile barocco russo ed è l’unica chiesa di Minsk preservata nel suo aspetto originale. A tal proposito, si narra che nel primo anno della Grande Guerra Patriottica, la chiesa sia stata risparmiata dalla distruzione per un evento miracoloso: una bomba sganciata da un aereo tedesco cadde sulla cupola senza però esplodere. Nel complesso ci sono due chiese – la principale, storica, in onore di San Alexander Nevsky e una più moderna, più piccola, a pochi metri di distanza, dedicata alla Santissima Vergine.

Entriamo a visitare questa seconda chiesa, dato che quella principale è chiusa per lavori, che è grande più o meno come un grosso stanzone, dipinta con completamente con immagini sacre tra cui quella del battesimo di Gesù, sopra a una vasca in marmo con degli scalini da un lato e un grosso crocefisso dalla parte opposta. Non conosco nulla del rito ortodosso ma a occhio e croce è qualcosa che ha a che fare con i battesimi.

Verso le 13 decidiamo di andare e raggiunta la metro, ci spostiamo a Vierchni Horad (Верхні горад), la città alta che ieri sera abbiamo visto in festa con una miriade di locali e una folla di persone. Devo dire che anche oggi, di giorno, le persone non mancano, anzi, tutt’altro. C’è infatti una festa organizzata da qualche ente ucraino (credo il Ministero della Cultura) e sembra di stare a Kiev. Stand di prodotti tipici, dall’artigianato, agli abiti, alle stampe

Prima di tutto, però, appena arrivati, facciamo tripletta e andiamo a visitare anche la cattedrale dello Spirito Santo (Кафедральны сабор Сашэсця Святога Духа), l’edificio di culto più importante della Chiesa ortodossa bielorussa.

Fondata nella prima metà del Seicento (tra il 1633 e il 1642) e modificata più volte, la chiesa fu chiusa al culto nel 1918, a seguito della rivoluzione d’ottobre e successivamente riutilizzata a partire dal 1945, quando le forze dell’Unione Sovietica riconquistarono il controllo di Minsk e chiudendo al culto la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, la fecero divenire il principale edificio di culto ortodosso della città e il luogo in cui custodire la preziosa icona della Theotókos di Minsk. Nell’edificio sono presenti anche alcune reliquie della santa Sofia di Sluck.

Uscendo dalla chiesa, chiudiamo col sacro per oggi e torniamo al profano, alla festa ucraina in corso in Piazza della Libertà (Plošča Svabody – Плошча Свабоды), dove, visto che ormai sono le 14 passate, ne approfittiamo per mangiare degli spiedini giganti, mentre ci godiamo lo spettacolo di musica tradizionale sul palco.

Dalla collina di Vierchni Horad scendiamo alla Trinity Hill, (Траецкае прадмесце), il quartiere più antico sopravvissuto di Minsk, sulle rive del fiume Svislač (Свíслач), dove cerchiamo qualche souvenir nei diversi negozi presenti ma senza successo, purtroppo. Devo dire che i turisti a Minsk, da quello che ho capito in questi pochi giorni, non sono così numerosi. Un dato su tutti: non ho ancora sentito una persona parlare italiano. Se questa cosa da un lato mi rende felice, dall’altro significa che la città deve sicuramente crescere da questo punto di vista e aver semplificato il regime dei visti è già un buon inizio.

Dai negozi di souvenir passiamo alla vicina all’Isola delle Lacrime (Востраў слёз), conosciuta anche come Isola del Coraggio e del Dolore (Востраў Мужнасці і Смутку), dato che la volta scorsa pioveva e siamo quasi dovuti scappare. Facciamo qualche foto all’Angelo che piange (Анёл-захавальнік, які плача) e al Monumento ai figli della Patria (Памятник Сынам Отечества) e poi passiamo all’altra sponda del fiume e facciamo una passeggiata sul Viale della Vittoria (Praspiekt Pieramožcaŭ – Праспект Пераможцаў), dove troviamo un mercatino dedicato all’imminente inizio della scuola (primo settembre da queste parti), con tutto il necessario per i bambini, dalla cartoleria all’abbigliamento.

Dato che non dobbiamo tornare a scuola e che non abbiamo bambini da mandarci, arrivati all’altezza del modernissimo e bellissimo centro commerciale Galleria Minsk, attraversiamo il Praspiekt Pieramožcaŭ e andiamo a fare in giro all’interno. Non passiamo molto tempo all’interno, dato che fondamentalmente i negozi sono uguali a qualsiasi altro centro commerciale e dopo aver fatto provviste al supermercato, poco dopo le 18 ci incamminiamo per tornare all’appartamento.

Serata fotocopia del giorno precedente: usciti per cenare verso le 21:45, chiudiamo a Vierchni Horad (Верхні горад), la zona della vita notturna. Sul palco dove nel pomeriggio si esibiva il gruppo ucraino, stasera c’è un concerto di musica classica. Passiamo qualche minuto ad ascoltarlo e poi giriamo un po’ per locali, senza fare eccessivamente tardi: prima dell’una siamo a casa.

Foto