Minsk 7

Lunedi 19 agosto 2019

Per la giornata di oggi si era pensato di visitare il villaggio di Dodutki (Muziejny Komplieks Dudutki – Дудуткі) oppure il Khatyn Memorial Complex (Мемарыяльны комплекс Хатынь) e usciti verso le 10:30, con una temperatura di 24 gradi, andiamo al centro informazioni turistiche per avere spiegazioni in merito e prendere una decisione.

Il complesso museale di antichi mestieri e tecnologia di Dodutki (Muziejny Komplieks Dudutki – Музейный комплекс старинных народных ремесел и технологий «Дудутки») dista 40 chilometri da Minsk. Si tratta di un villaggio-museo molto interessante, dove viene rappresentata la vita e le professioni di un tempo nella regione, con la possibilità di degustazione di piatti originali, escursioni, passeggiate a cavallo, fino all’affitto di gazebo con barbecue. L’ambiente è bucolico, vi sono edifici non più in funzione, altri sono ben restaurati e corredati da persone in costume.

Il Complesso commemorativo nazionale di Khatyn, che si trova a 60 chilometri da Minsk, è costruito sul sito di un villaggio che fu distrutto dai nazisti il 22 marzo 1943 come rappresaglia per la morte di alcuni soldati tedeschi in uno scontro a fuoco con i partigiani. Da non confondere con Katyn (Катынь), luogo del massacro di ufficiali polacchi da parte della NKVD nell’aprile-maggio 1940, vicino a Smolensk, nella Russia occidentale, a circa 200 miglia da Minsk. Gli abitanti del villaggio, accusati di aver collaborato con i partigiani, vennero rinchiusi in un capanno che fu dato alle fiamme. Quando hanno sfondato la porta della baracca, sono stati mitragliati. Centoquarantanove persone, tra cui 75 bambini, morirono, con un solo adulto e due bambini sopravvissuti. L’operazione fu condotta dal 118º Battaglione “Schutzmannschaft” e dalla 36. Waffen-Grenadier-Division der SS guidata da Oskar Dirlewanger

Arrivati al centro informazioni, purtroppo, ci fanno sapere che con entrambe le destinazioni non ci sono possibilità per oggi e così passeggiamo un po’ per la Città Alta (Vierchni Horad), cerchiamo qualche souvenir nel Sobborgo della Trinità (Траецкае прадмесце), fino a quando, dopo qualche messaggio scambiato con una vecchia amica di qua, veniamo convinti ad andare alla Linea Stalin (Историко-культурный комплекс “Линия Сталина”), un enorme museo a cielo aperto sulla seconda guerra mondiale, con mezzi bellici originali, aerei, trincee e bunker.

Seguendo le indicazioni ricevute, ci rechiamo dietro la stazione ferroviaria Passažirskij (Мінск-Пасажырскі) a cercare una Marshrutka (маршрутка), taxi collettivo (маршрутное такси) molto comune e diffuso in vari paesi dell’Europa dell’est, che ci porti a Maladzečna (Молодечно), in partenza ogni 20 minuti. Non so come abbiamo fatto ma troviamo subito il nostro pulmino, tipo Fiat Ducato per intenderci, e dopo una decina di minuti di attesa, alle 13:45 in punto partiamo. Costo del biglietto 4,5 rubli (circa 2 euro), per una distanza di una quarantina di chilometri.

Dopo una quarantina di minuti, in mezzo al nulla assoluto nella campagna bielorussa, lungo un rettilineo e con il sole allo zenit, l’autista accosta e ci fa capire che siamo arrivati. Un centinaio di metri più avanti vediamo un cartello e immaginiamo che ciò che cerchiamo sia là, senza sapere bene di cosa si tratti.

Per capire cosa fosse storicamente la Stalin Line mi affido all’ottima Wikipedia. Linea Stalin è il nome dato nella seconda guerra mondiale dai tedeschi a una discontinua linea di fortificazioni sovietiche che si stendeva alle spalle della vecchia frontiera con la Polonia del 1939, da Odessa fino al confine con la Finlandia, davanti a Leningrado. La linea, non più tenuta in piena efficienza dopo gli accordi del 1939 fra Mosca e Berlino, che avevano spostato la frontiera a occidente, non costituì un significativo ostacolo all’avanzata tedesca del 1941, opponendo alla tattica dinamica della Blitzkrieg una difesa rigida e discontinua dove sarebbe stata necessaria una difesa mobile.

Arrivati al recinto vediamo già un piccolo schieramento di carri armati ad attenderci e giunti alla biglietteria, in un grosso cartello in russo e inglese, c’è un lungo listino prezzi. L’ingresso costa 14 rubli, poi ci sono i prezzi per le visite guidate, quelli del parcheggio e poi arriva il bello con i prezzi per colpo, per sparare con diversi tipi di armi (pistola, fucile automatico, mitragliatrice, MP38, mitragliatrice pesante, armi anticarro e contraerea) e per finire, il costo per un giro su mezzi militari di cui ci sono solamente le sigle (BTR-40, PT-76, T-55, BMD, PzKpfw III, T-44, T-34, StuG III) che arriva fino a 2000 rubli (circa 350 euro).

Appena entrati, fortunatamente, troviamo un bar-ristorante dove, nonostante l’incapacità di comunicare con una lingua comune, riesco comunque a ordinare qualcosa (котлета e картоф.фри) leggendo dal menu in russo scritto su una lavagna. Posto rimedio alla fame, iniziamo dunque la nostra visita.

Il complesso storico e culturale “La linea di Stalin” è dedicato agli ingegneri sovietici che hanno costruito questo sistema difensivo negli anni ’30 del XX secolo, così come a tutti i soldati sovietici che nel 1941 lo difesero con coraggio. Sul territorio, che si estende per oltre 30 ettari, ci sono mezzi di aviazione, artiglieria, veicoli corazzati, alcuni bunker, tutti i tipi di materiale militare e anche alcuni missili e aerei moderni. Sono presenti due padiglioni di mezzi bellici dal 1930 al 1950. Con l’esposizione “Il nostro treno blindato” si è cercato di ricreare una sezione tipica della ferrovia nei primi anni ’40. Questo museo all’aperto è ottimo se si è interessati alla storia di WW2 e della tecnologia militare russa. Come dicevo, è possibile sia sparare con diversi tipi di armi e perfino guidare un carro armato.

Fatto un bel giro tra carri armati, treni blindati, missili e mezzi dell’aviazione, compresi i famigerati Mig, verso le 17 usciamo e torniamo alla fermata dell’autobus, senza sapere se e quando passerà qualcuno a prenderci. Siamo veramente in mezzo al nulla e sulla pensilina c’è affisso un cartello incomprensibile con delle sigle e degli orari. Provo a mandarlo alle mie conoscenze locali per farlo tradurre ma non rispondono ai messaggi e alla fine, dopo una ventina di minuti, si ferma una Marshrutka e ci fa salire. Chiedo per conferma, Minsk? e l’autista annuisce con il capo. A differenza dell’andata, già molto economica con 4,5 rubli, il ritorno ce ne costa solamente 2,5 (poco più di un euro) e dopo 35 minuti ci lascia dietro la stazione Passažirskij (Мінск-Пасажырскі).

Un giro al supermercato del vicino centro commerciale Galileo, qualche foto alla Piazza dell’Indipendenza (Plošča Niezaliežnasci – Плошча Незалежнасці) e alle 20, con una temperatura di 26 gradi, rincasiamo.

Usciamo tardino (22:00) e dopo aver cenato, nonostante sia lunedì, andiamo in cerca di vita notturna presso Vierchni Horad (Верхні горад), nella cosiddetta zona della movida. Ci sono pochissime persone in giro, fatta eccezione per un paio di locali dove ballano in strada. Ci fermiamo per qualche minuto su una panchina, nella piazza davanti al Municipio, ad ascoltare un cantante, quando in lontananza si vedono fulmini e saette. Il segnale è abbastanza eloquente ma noi non ci muoviamo finché non sentiamo cadere le prime gocce (furbi). Considerando la lunga camminata che ci aspetta per tornare a casa, direi che non è stata una mossa azzeccata e infatti, quando finalmente raggiungiamo l’appartamento, a mezzanotte e mezza, mi potevano anche strizzare da quant’acqua portavo addosso.

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