Venerdì 10 agosto 2018
Anche se ci resta ancora qualche giorno, dato che non abbiamo nulla di particolare da fare, decidiamo d’iniziare la giornata andando a procurarci il biglietto per il treno che ci dovrà portare a San Pietroburgo, così ci togliamo il pensiero. Usciti verso le 9:45, ci rechiamo quindi alla stazione Kurskaya (Курский вокзал) e porcaccia la miseria, quanto è stata complicata!
Non pensavo veramente di dover tribolare in questo modo per fare un biglietto del treno, soprattutto in una città che aveva appena ospitato un evento internazionale come il mondiale di calcio, con tifosi da ogni parte del mondo. Sembra una barzelletta ma purtroppo è vero: su una sfilza di casse lunga come un treno, saranno state 20/30, non ricordo di preciso, non c’era una persona che parlava inglese! La cosa ridicola è che alle casse della metro, a pochi metri di distanza, campeggiavano scritte a caratteri cubitali con “We speak english”. Minchia, sposta una dalla metro e la metti a fare i biglietti dei treni, porca puttana! E invece no.
Facciamo una lunghissima file aspettando il nostro turno e quando ci tocca, la cassiera ci dice che non parla inglese e ci manda dalla responsabile. Altra fila, per fortuna minore, e anche questa, quasi infastidita e quasi incazzata con la collega, ci dice di non parlare inglese ma si sacrifica e prova a farci i biglietti con il traduttore che ha sul cellulare. La cosa non è semplicissima per via dei tanti orari, con treni veloci e treni normali (che impiegano il doppio del tempo) e con prezzi che variano in base a molti fattori ma alla fine, con comunicazioni scritte su un pezzo di carta e qualcosa sul display dello smartphone, riusciamo a fare questi benedetti biglietti. Biglietti comunque che senza l’aiuto di amici del posto sarebbero stati difficili da comprendere (non sapevo infatti che c’erano tre stazioni da cui partivano i treni ed erano tutte nello stesso posto, a pochi metri una dall’altra).
Sistemata la pratica “biglietti Sapsan” in circa 50 minuti (e 6300 rubli cada uno), alle 11:20 riprendiamo la metro per il Museo della Cosmonautica (Музей Космонавтики). Passiamo prima a dare uno sguardo da vicino al bellissimo hotel Cosmos, definito “uno dei più grandi hotel in Russia e in Europa” nel loro sito, con quasi 1800 camere e una forma particolare, ad arco.
Da Wikipedia: L’hotel venne costruito in occasione dei Giochi della XXII Olimpiade tenutisi a Mosca nel 1980. L’edificio e il vicino monumento alla “Conquista dello Spazio” vennero progettati congiuntamente da un gruppo di architetti sovietici e francesi. L’hotel, con le sue 1.777 camere, è il più grande di Russia. Si tratta di 1.718 camere standard, 53 suites doppie e 6 suites con 4 stanze. La cerimonia ufficiale d’inaugurazione avvenne il 18 luglio 1979 e vi parteciparono personalità politiche, uomini d’affari e stelle del firmamento artistico sovietico. Nel 1990, la piazza antistante l’hotel venne rinominata in onore del generale Charles de Gaulle e il 9 maggio 2005, per cerebrare il LX anniversario della Giornata della Vittoria russa, alla presenza di Jacques Chirac, venne inaugurato un monumento a De Gaulle.
Attraversiamo quindi la strada e andiamo a visitare il Museo della Cosmonautica, quello dove nel precedente viaggio del 2011 lasciai la macchina fotografica, come uno stupido. Per curiosità siamo tornati a controllare nel punto in cui l’avevo dimenticata ma non c’era.
Da Wikipedia: Il Museo della Cosmonautica (Музей Космонавтики) contiene un’ampia varietà di opere e riproduzioni legate allo spazio che raccontano la storia del volo e dell’esplorazione spaziale, dell’astronomia, della tecnologia spaziale. La collezione è composta da circa 85.000 oggetti e ospita circa 300.000 visitatori all’anno. Il museo venne inaugurato il 10 aprile 1981 per commemorare il 20º anniversario del giorno in cui Yuri Gagarin divenne il primo uomo a orbitare nello spazio intorno alla Terra. In origine era incentrato quasi esclusivamente sul programma spaziale sovietico ma nel 2009, dopo 3 anni di opere di ricostruzione e ampliamento, vennero aggiunte sezioni dedicate a programmi spaziali di altre parti del mondo, come quelle statunitensi, europee, cinesi e l’ISS.
All’interno ho potuto vedere la mitica navicella Soyuz (Союз), la stazione spaziale Mir (Мир), insieme ad altri veicoli spaziali, e riflettere sulle condizioni in cui gli astronauti di quel tempo andavano in orbita. In alcuni è possibile anche entrare e vedere l’interno. C’erano poi razzi, satelliti, tute e materiale informativo a partire dalla storia dei primi cani andati nello spazio (Laika, Belka, Strelka) passando per Yuri Gagarin fino ad arrivare alla stazione internazionale.
Quando si sono fatte le circa le 14, dal museo passiamo al leggendario parco VdnKh, Esposizione delle conquiste dell’economia popolare (Выставка достижений народного хозяйства), una fiera-esposizione commerciale permanente di Mosca.
Il VdnKh è un bellissimo e curatissimo parco voluto da Stalin come una sorta di Expo di epoca sovietica, infatti sono presenti i padiglioni di tutte le vecchie repubbliche (Armenia, Kazakistan, Bielorussia ecc.). Per il resto, al suo interno troverete due meravigliose fontane (bellissime e colorate di sera) una statua di Lenin, il museo della Cosmonautica e altri musei oltre che tanto verde sempre molto ben curato e diversi bar/chioschi dove bere o mangiare qualcosa. Molto bella e imponente anche la porta d’ingresso principale al parco. È un luogo davvero suggestivo, nato come spazio espositivo panrusso, che si caratterizza per una molteplicità di padiglioni dagli stili più diversi e suggestivi. Tra le varie attività si conta un cinema 5D, il famoso plastico della città di Mosca e uno degli acquari più belli al mondo.
Sul Prospekt Mira, il viale che conduce al Centro, si trova la statua allegorica a L’operaio e la kolchoziana (Рабо́чий и колхо́зница), alta 24,5 metri, in acciaio inossidabile, eseguita da Vera Muchina per l’Expo 1937 tenutasi a Parigi, e successivamente trasferita a Mosca. Questa scultura è un esempio dello stile del realismo socialista, così come dello stile art déco. L’operaio tiene in alto un martello e la kolchoziana, ovvero la contadina del kolchoz, una falce, ricreando il simbolo della falce e martello.
Dal VdnKh raggiungiamo quindi la vicina torre in calcestruzzo armato per radiotelediffusione di Ostankino (Останкинская телебашня). Ultimata nel 1967, misura 540 metri d’altezza alla sommità dell’antenna ed è a tutt’oggi la struttura autoportante più alta in Europa. Per il biglietto, oltre a 1100 rubli, ho dovuto presentare anche il passaporto ed essendo gli ingressi contingentati attraverso percorsi di sicurezza, facciamo pure una discreta fila entrare. Entriamo nell’ascensore velocissimo che se non ho letto male, si muove alla velocità di 8 metri al secondo e poco dopo raggiungiamo il capolinea a 337 metri di altezza, nella piattaforma panoramica. La vista su Mosca manco a dirlo è mozzafiato e una parte del pavimento in vetro che mi fa provare il brivido di camminare nel vuoto da un’altezza paurosa.
Alle 18:30 usciamo dalla torre e dopo le ultime foto dal basso chiamiamo un taxi con l’ottima applicazione Yandex Taxi e ci facciamo portare in hotel dove però, prima di salire in camera, ci fermiamo a mangiare in uno dei ristoranti sotto i palazzi.
Dopo un’ora e mezza di relax, verso le 22, tiro Simone giù dal letto e usciamo per andare a fare un giro nella zona dei grattacieli, alla Moscow City. Scendiamo alla stazione metro di Vystavochnaya (Выставочная) e dopo un percorso abbastanza lungo usciamo proprio sotto la Evolution Tower (башня Эволюция), il grattacielo a spirale della Transneft, acquistato nel 2016 per 1 miliardo di dollari.
Facciamo una passeggiata lungo la strada che costeggia il fiume e ovunque guardiamo, tutto intorno, è uno spettacolo. Da una parte i grattacieli della city, altissimi e tutti illuminati mentre dall’altra il mastodontico palazzo in stile sovietico del Ministero degli Esteri, una delle cosiddette “Sette Sorelle”, un gruppo di grattacieli di Mosca particolarmente rappresentativi del classicismo socialista voluti da Stalin. Poco distante spunta anche un’altra “sorella”, cioè l’Hotel Ucraina, di cui si vede solo una parte. Mentre camminiamo, tutto intorno è una festa, dalle barche che passano a quella grande ormeggiata dove all’interno c’è gente che balla e in lontananza, da qualche grattacielo, arriva la musica a tutto volume di qualche discoteca.
Arrivati al ponte che immette sulla via Nuova Arbat (Новый Арбат) chiamiamo un taxi e ci facciamo riportare in hotel dove, grazie ad alcuni negozi aperti 24 ore, riusciamo anche a comprare qualcosa da mangiare per la colazione del giorno seguente e verso l’una e mezza siamo in camera.