Scandinavia 4

Giovedì 13 agosto 2015

Sveglia alle 7:30, raccogliamo le nostre cose e alle 8:15 partiamo alla volta di Capo Nord, distante da Repvåg circa 85 chilometri, per un’ora e mezza di macchina all’incirca. Durante il tragitto, incontriamo ancora un paio di renne ma questa volta ci osservano dal bordo della strada, dietro il guardrail, senza intralciare la circolazione. Il cielo è prevalentemente sereno, con qualche nuvoletta sparsa e la temperatura sui 14 gradi.

Dopo mezz’ora arriviamo al Nordkapptunnelen (il tunnel di Capo Nord), un tunnel sottomarino che collega l’isola di Magerøya alla terraferma. Costruito tra il 1993 e il 1999, è lungo circa 6870 metri e raggiunge una profondità di 212 metri sotto il livello del mare, con una pendenza del 9%. Dall’anno della sua ultimazione, il tunnel sostituisce in gran parte il vecchio servizio di traghetti, che unisce tuttora Kåfjord, sulla terraferma, a Honningsvåg, sull’isola.

Ci fermiamo qualche minuto per le immancabili foto di rito e poi via, imbocchiamo il tunnel e proseguiamo. Sembrerà una cavolata ma, nonostante la brevità del percorso, entriamo con il sole ed usciamo con nuvole che nonostante tutto, fanno filtrare ancora un po’ di sole.

Nell’ultimo tratto di strada incontriamo di tutto: qualche renna, molti camper, gente in moto e perfino in bicicletta!

Finalmente, alle 9:45 arriviamo sul tetto d’Europa, non prima però di essere passati alla cassa. Si perché, a qualche decina di metri dall’arrivo, c’è una sbarra con una casetta in legno che chieda un pedaggio per passare oltre ed il costo non è nemmeno tanto esiguo, essendo di 510 corone (quasi 57 euro).

Il cielo, che fino quel momento, a sprazzi, ci aveva fatto vedere un po’ di sole, è ormai praticamente tutto coperto. La temperatura non è poi così bassa, essendo di 12 gradi ma c’era un vento così forte che ce la faceva percepire di molti gradi più bassa.

Nel parcheggio non ci sono molti mezzi, anche perché lo spettacolo di quel posto è il sole di mezzanotte. Molta gente arriva la sera e ci passa la notte ed a quell’ora se n’è già andata. Troviamo comunque una quindicina di camper, qualche furgoncino, un po’ di auto e soprattutto 4/5 moto, rigorosamente BMW GS, con targa italiana. Grandissimi!

Cappello di lana, giubbino allacciatissimo e scendiamo dall’auto. Facciamo il breve percorso per entrare nella struttura sotto un vento sferzante e nonostante il clima avverso, non possiamo non farci un paio di foto all’ingresso.

Per descrivere Capo Nord mi avvalgo dell’aiuto di Wikipedia: Capo Nord (Nordkapp in norvegese) è una falesia che si trova sulla punta nord dell’isola di Magerøya, nella parte più settentrionale della Norvegia, nella regione di Nord-Norge; essa è compresa politicamente nella contea di Finnmark e più precisamente nel comune di Nordkapp. Il suo nome è dovuto all’esploratore inglese Richard Chancellor che così lo battezzò, dopo esservi approdato nel 1553, durante la spedizione per la ricerca del passaggio a nord-est.

La falesia, posta a 71° 10′ 21″ di latitudine nord ed a 25° 47′ 40″ di longitudine est, è alta 307 metri, con un caratteristico strapiombo che si affaccia sul Mare glaciale artico.

Capo Nord si trova a poco più di 500 chilometri oltre il circolo polare artico e quindi, dall’11 maggio al 10 agosto, è possibile ammirare il fenomeno del sole di mezzanotte; al contrario, nel periodo invernale, pur non sorgendo mai il sole al di sopra dell’orizzonte per circa due mesi e mezzo, il promontorio è estraneo al fenomeno della cosiddetta notte polare, in quanto il crepuscolo impedisce che si verifichi il buio totale. Inoltre, sempre nei mesi invernali, a Capo Nord è possibile ammirare anche il fenomeno dell’aurora boreale.

A partire dagli anni sessanta Capo Nord è divenuto meta ogni anno di numerosissimi “pellegrinaggi” da parte di turisti ed amanti dell’avventura, e frequenti sono i viaggiatori che intraprendono il viaggio in moto. Data la costante mole di turisti, anche Capo Nord ha subito un sempre crescente sfruttamento commerciale.

Sul promontorio è stato costruito un grande blockhaus, la Nordkapphallen, una struttura informativa e turistica che al suo interno comprende: un ristorante, alcuni negozi di souvenir, mostre permanenti relative alla storia del Capo, il Royal North Cape Club, dove è possibile ottenere un diploma che attesta la presenza al Capo, una sala cinematografica con schermo a 270° che proietta immagini sulla natura del Capo, un piccolo museo thailandese (in ricordo della visita di Chulalongkorn) ed una galleria scavata nella roccia (a circa metà del percorso vi è una piccola cappella) che termina in una sala dove, al di qua di una enorme vetrata, è possibile ammirare il sole di mezzanotte comodamente seduti.

Vediamo tutto quello che c’è da vedere e alle 11:20 usciamo per fare delle foto con il famosissimo “Globo”, simbolo di Capo Nord. Purtroppo non abbiamo tenuto conto della variabilità del tempo. Potevamo fare le foto subito appena arrivati quando ancora c’era qualche raggio di sole mentre in quel momento, oltre al vento forte, il cielo era tutto coperto ed iniziava pure a piovigginare.

L’unica cosa positiva è che erano andati quasi tutti all’interno e potevamo fare quello che ci pareva ma con quelle condizioni è stato impossibile usare il cavalletto e mi sono dovuto accontentare delle foto di Gianluca. Abbiamo fatto quello che è stato possibile e poi siamo tornati al sicuro dentro il building e quindi al parcheggio a riprendere l’auto.

Lasciamo Nordkapp alle 12:10 e continuiamo il nostro viaggio alla volta di Kvænangsfjellet, dove abbiamo prenotato un hotel, che il navigatore ci da per 365 chilometri e 5:13 ore. Verso l’una ci fermiamo in un supermercato Rema 1000 di Honningsvåg, dove, senza troppe pretese, prendiamo dei panini e qualcosa da metterci dentro che poi mangiamo tristemente in auto, visto che fuori pioveva.

Una volta ristorati, possiamo tranquillamente riprendere il viaggio senza ulteriori soste, se non quelle “tecniche”. La pioggia ci fa compagnia per quasi tutto il viaggio, tra quelle strade che un momento ti trovi in una prateria e poco dopo costeggi una montagna altissima con il mare a pochi metri e dove non c’è alternativa, si entra dentro la montagna attraverso alcune gallerie, la più lunga delle quali è senza dubbio la Nordkapptunnelen, di 6870 metri.

Arriviamo a destinazione poco dopo le 19 in una baita bellissima, Kvænangsfjellet Gildetun AS, posta sopra una montagna con vista su un fiordo. Il panorama è bellissimo ma le condizioni sono al limite del proibitivo a causa di un vento che giuro, non avevo mai visto così forte. Non riuscivo ad aprire la portiera dell’auto.

Il cielo era completamente coperto e nonostante ci dovesse essere il sole fino a tarda notte, a tratti era quasi buio. Sulla montagna alle nostre spalle c’erano delle macchie bianche che stentavo a credere fosse neve, anche se era assolutamente quella e in una pozzanghera nel parcheggio, causa vento, c’erano delle onde che se fosse stata un po’ più grande si poteva surfare.

La struttura, a conduzione familiare, è stata aperta come piccolo hotel di montagna nel 1960 ed accoglie turisti da tutto il mondo, trovandosi sulla strada da e per Capo Nord. L’albergo si trova sulla parte superiore del Kvænangsfjellet, a 412 metri sopra il livello del mare ed ha una vista mozzafiato sul fiordo Kvænangen, sulla catena montuosa del ghiacciaio Øksfjordjøkelen e sull’Oceano Artico. L’hotel dispone di 29 camere doppie nell’edificio principale e 26 nei cottage ed è aperto solo nel periodo estivo, dai primi di giugno a fine agosto.

Essendo credo abbastanza lontani da un centro abitato, con condizioni meteo proibitive e dovendo solo passare la notte per ripartire prima possibile la mattina seguente, non ci siamo mossi dal Gildetun durante la serata anche se, quando ho chiesto cosa avessero da mangiare, quasi sarebbe stato di andare a cercare qualche animale selvatico e farlo in padella. Non c’era praticamente niente, se non un panino tristissimo, striminzito, con una fettina trasparente di salmone al prezzo di una fiorentina.

Non avendo niente da fare, mi sono detto, adesso esco e faccio due foto al bellissimo panorama. Mi vesto di tutto punto, cuffia, giubbino fino alle orecchie apro la prima porta, chiudo la prima porta, apro a fatica la seconda (c’erano due porte per non far entrare i tornado dentro l’hotel) e quando esco ho difficoltà a reggermi in piedi, il vento quasi mi buttava a terra.

Faccio due foto alla montagna che c’era alle nostre spalle e provo a fatica a girare attorno all’hotel per vedere il fiordo, dall’altro lato. Finché costeggio la struttura mi sento abbastanza tranquillo (ma non troppo) ma appena mi allontano di mezzo metro e non ho più protezione, giuro che mi è preso un colpo dalla paura. C’erano delle raffiche talmente forti che avevo paura mi buttassero giù all’improvviso. Non ho fatto ne tanto ne quanto e mi sono catapultato dento l’albergo. Le foto le ho fatte dalla finestra della camera, al caldo (riscaldamenti accesi) e soprattutto al sicuro da incidenti.

Verso l’una sono andato a dormire.

Foto