Venerdì 14 agosto 2015
Sveglia alle 7:30, barba, doccia e dopo un’abbondante colazione (non c’era moltissima scelta ma abbiamo puntato forte sulla quantità), alle 9:40 partiamo alla volta di Tromsø, distante circa 180 km, con due traghetti da prendere lungo il percorso.
Lasciamo il Kvænangsfjellet Gildetun AS con un tempo che sembra novembre: nebbia, pioggia, tutto grigio, quasi buio, la neve sul monte ed 8 gradi di temperatura. Pensare che in Italia c’è il picco del caldo ed io sono in queste strane condizioni meteo, mi fa un po’ riflettere ma non mi dispiace.
Arriviamo al molo di Olderdalen verso le 11 e dopo una mezz’ora di attesa, al costo di 191 corone (21 euro), ci imbarchiamo sul traghetto per Lyngseidet. Il panorama è spettacolare, terribilmente bello, con le montagne innevate, la nebbia, il cielo plumbeo ed ovviamente il mare. Arriviamo sull’altra sponda alle 12:30 e proseguiamo venti minuti in auto per ritrovarci a Svensby, dove dobbiamo prendere un secondo traghetto.
Questo ci costa 139 corone (15,50 euro) ma per il resto è uguale al precedente. Partiamo alle 13 ed in venti minuti si sbarca a Breivikeidet Fergekai, da dove mancano ancora 48 chilometri per un’ora circa stimata di viaggio.
Arriviamo all’Hotel St-Elisabeth di Tromsø alle 14:10. Posizione rialzata, leggermente in collina, con vista sul mare ed in particolare sul ponte e sulla cattedrale. Prendiamo possesso della camera (costo 583 corone – 56 euro) ed usciamo quasi subito per fare un giro in centro e soprattutto per mangiare, visto che eravamo ancora digiuni, dalla colazione.
Scendiamo in centro, sotto una pioggia leggera e sul corso principale della cittadina troviamo un Burger King. Non è il mio preferito ma non essendoci di meglio, mi faccio andare bene anche questo. Finito di mangiare alle 15:30, usciamo quindi a visitare la città.
Partiamo dai negozi del centro, dal viale principale, per poi proseguire e scendere sul lungomare (non so bene come definirlo se fiordo o mare) dove vediamo una strana costruzione moderna, l’edificio Kystens Hus e poco distante tre palazzi gemelli, molto grandi (4/5 piani) che per fattezza e colori ricordano le case in legno dei pescatori (dimensioni a parte), molto belli, magari meglio con il sole, invece che in questa giornata grigia e piovigginosa.
Passiamo poi per il porto dove vediamo attraccato il mitico Hurtigruten, un servizio traghetti norvegese che ogni giorno naviga lungo la costa del paese scandinavo da Bergen (nella parte sud-occidentale) a Kirkenes (nel nord, non distante dal confine russo). Attualmente il servizio è prevalentemente turistico e prevede soste in località come il borgo di Geiranger, all’interno del Geirangerfjord (solo in estate), le isole Lofoten e Honningsvåg, non distante da Capo Nord.
Passeggiando, ci troviamo quindi al Nordnorsk Kunstmuseum e visto che non abbiamo niente da fare, entriamo. L’edificio ospita opere d’arte divise su tre piani, una esposizione permanente e anche mostre temporanee. L’esposizione permanente presenta opere di pittori norvegesi che ben rappresentano i luoghi e la cultura locale. Si trovano anche opere contemporanee di scultura e pittura piuttosto interessanti. L’ingresso è gratuito e soprattutto il museo è aperto anche la domenica quando la maggior parte delle attrazioni sono invece chiuse. All’ultimo piano c’è una stanza dedicata ai bambini con tavoli, fogli e materiale per disegnare mentre i genitori visitano il museo (gli scandinavi sono avanti su queste cose).
Finito con il museo, continuiamo il giro per il paese, diamo una vista ai negozi, di cui molti di souvenir e parecchi di abbigliamento e materiale tecnico per vivere nel migliore dei modi in questi posti non proprio tropicali. Passiamo quindi nei pressi di una strana costruzione in vetro con dentro una nave. Si tratta della MS Polstjerna, un vecchia nave in legno, costruita nel 1949, che ha sulle spalle 33 stagioni di pesca di foche e balene nell’Oceano Artico. L’ingresso era a pagamento ma non ci siamo nemmeno posti il problema, essendo il museo chiuso.
Accanto alla baleniera c’è una strana costruzione, che dovrebbe rappresentare “dei blocchi di ghiaccio spinti a sud dalle acque tumultuose dei mari artici” (come riporta il sito polaria.no), dove all’interno c’è il Polaria, che si compone di un acquario artico, un cinema panoramico, esposizioni scientifiche e un negozio di souvenir e articoli da regalo. Mi sembrava una cosa un po’ da bambini ed abbiamo preferito proseguire.
Continuiamo la nostra esplorazione di Tromsø con il monumento universalmente noto come simbolo della città, come la torre Eiffel per Parigi o il Colosseo per Roma: la Cattedrale dell’Artico (Ishavskatedralen). La raggiungiamo in auto, trovandosi, oserei dire “sulla terraferma”, essendo il centro della città in una piccola isola, dove poi hanno costruito dei ponti.
Da Wikipedia: Formalmente è una chiesa e non una cattedrale; è stata costruita nel 1965 in stile moderno, prevalentemente in cemento, su progetto di Jan Inge Hovig. E’ tra le più note costruzioni di Tromsø ed è stata paragonata alla celebre “Opera House” di Sydney, per le evidenti similarità architettoniche.
Prendo poi un commento su Tripadvisor che sintetizza in toto il mio pensiero: un’architettura moderna, stilizzata, spaziosa all’interno, bello ed allegro il mosaico in fondo, forse da gustare di più con la neve, bella posizione, la vedi da tutta Tromsø, però è molto essenziale e l’esterno non troppo curato. Non si può dire “interessante”. Da vedere se passi per Tromsø ma senza andarci apposta. C’è anche da pagare un biglietto per entrare!
Sfortunatamente era chiusa a quell’ora, per cui, dopo qualche foto all’esterno, passiamo oltre, andando a fare due passi anche sull’inconfondibile ponte che collega la città alla terraferma. Alle 19:30 siamo in hotel.
Alle 21:30 usciamo e giriamo un po’ prima di trovare un ristorante. Quando finalmente ne troviamo uno che ci può piacere, entriamo e ci dicono che la cucina è chiusa (erano le 22:05). Giriamo ancora un po’ e scegliamo un Peppes Pizza, dal nome vagamente italiano ma sull’insegna c’è scritto “real american pizza” e mi fido di loro.
Un calzone per me, una pizza per Gianluca e qualche minuto dopo le 23 usciamo a vedere cosa offre la vita notturna di quella che è definita la “capitale dell’Artico”. A dire il vero non tantissimo; troviamo un locale dove sotto un veranda era pieno di persone e decidiamo di entrare a vedere. Entriamo al N.24, si chiama proprio così quel locale, e nei monitor vediamo scritto il nome del super ospite, addirittura il Dj Bobby Zac (sto scherzando, non so assolutamente chi sia).
Non si tratta propriamente di un club ma un misto tra pub e locale dove si balla. Non era brutto e poi, l’importante è che ci sia gente e ci si diverta. Ci prendiamo due birre e passiamo una quarantina di minuti nel locale per giungere ad una conclusione (alla quale ero già arrivato molto tempo prima): quelli che pensano che le ragazze del nord Europa siano tutte alte, bionde e fighe non hanno capito niente. Magari sul biondo ci siamo pure ma quelle che erano al N.24 erano quasi esclusivamente bassa e tozze.
A mezzanotte e mezza lasciamo il locale e dopo una camminata di quindici minuti arriviamo in hotel dove, come al solito, Gianluca dorme e russa dopo 5 minuti ed io mi trattengo un po’ al computer per fare mille cose, dalla ricerca di info per il prosieguo della vacanza, alle lettura di notizie dall’Italia o semplicemente per curare social e blog. Mi metto a dormire alle 2:45 quando fuori dalla finestra sta iniziando ad albeggiare, anche se, completamente notte non è stata mai, c’è stato sempre un po’ di chiarore in cielo nelle due ore più buie.