Mercoledì 20 giugno 2012
Nell’ultimo giorno di questa bella vacanza ci siamo svegliati prestissimo, alle 7:30. Volevo scrivere “all’alba” (metaforicamente) ma in Svezia, in questo periodo, il tramonto e l’alba si uniscono non facendo mai veramente notte, c’è sempre un po’ di luce. Colazione veloce ed alle otto e quaranta siamo già usciti.
Abbiamo iniziato da Hötorget, vicino all’hotel, dove c’era il solito mercato mattutino di frutta e verdura ma vi si poteva trovare di tutto, non solo ortaggi. Siamo poi scesi lungo Drottninggatan, la principale via pedonale della città, in cerca di qualche regalino da portare a figli, compagne (Giovanni) e nipoti (io).
Trovato due giallissime maglie della nazionale svedese, io mi potevo ritenere soddisfatto. Alle undici sono tornato in camera a preparare la borsa, visto che la dovevamo lasciare per mezzogiorno. Giovanni invece era rimasto in giro a cercare disperatamente un paio di scarpe che secondo me avrebbe pagato due volte, una al negozio ed una all’aeroporto quando gli avrebbero controllato le dimensione del bagaglio.
Alle 12:10 lasciamo il Kungsbron e traversando la strada ci troviamo in un baleno alla stazione degli autobus. Avevo preso l’hotel in una posizione favolosa. Non sapevamo con precisione a che ora sarebbe partito il pullman per l’aeroporto ma indicativamente pensavo che ce ne fosse uno ogni trenta minuti. Considerando che l’aereo sarebbe partito alle 16:20 e che ci volevano 80 minuti per arrivare a Skavsta, eravamo tranquillissimi con i tempi, potevamo partire da li anche all’una e mezza e non ci sarebbero stati problemi.
Nel mentre arriviamo ai gates da dove partivano gli autobus, vedo una porta scorrevole (tipo ascensore) che si sta chiudendo, proprio in quello che dovevamo prendere noi. Forse sarebbe bastato premere un bottone e si sarebbe aperta ma per sicurezza, mi sono fiondato a bloccarla, chiamando a gran voce Giovanni che era rimasto indietro.
Alle 12:30 precise siamo partiti per Nykoping, la città nella quale ha sede l’aeroporto, arrivando puntualissimi alle 13:50. Un bel pranzetto al self service che forse è stato il pasto migliore della vacanza ed alle 15:40 eravamo tutti in fila per l’imbarco. Forse era meglio starsene seduti e cercare di evitare quella situazione perché ad un certo punto è arrivato un ragazzo con la divisa della Ryanair che ha iniziato a controllare tutti i bagagli. Nooo!
Inizia a controllare quelli vicino al cesto metallico e mi sentivo tranquillo, io ero a metà della fila e bastava non avvicinarsi. Terminato con tutti quelli che poteva facilmente raggiungere intorno a lui, ha estratto dal cilindro uno scatolone di cartone con maniglia, aperto da un lato (mai visto prima!) che posizionava sopra le valige per controllarne le misure ed ha iniziato a percorrere la lunga fila di persone a ritroso, venendo verso di noi. A quel punto scappare dalla fila sarebbe stato leggermente sospetto ed abbiamo deciso di affrontarlo, sperando nella elasticità del cartone e tenendo a portata di mano la carta di credito per la probabile multa.
Quando arriva a noi, la mia borsa quasi nemmeno la guarda, perché non essendo rigida destava meno sospetto e quella di Giovanni che era almeno il doppio delle dimensioni normali, essendo anche essa tipo saccone, è stata fatta mettere in verticale e fatta comprimere per verificarne la consistenza. A quel punto, soddisfatto, nemmeno l’ha misurata ed ha proseguito controllando le altre persone. Salvi anche questa volta!
Decolliamo alle 16:55, con un bel ritardo sull’orario ufficiale (16:20) ma che recuperiamo in parte durante il volo, atterrando alle 19:20 (19:05 orario ufficiale). Usciti dall’aeroporto, rimaneva soltanto l’ultima grossa incognita: avremmo ritrovato la macchina? Se si, in quali condizioni?
Usciamo dal sottopassaggio che collega l’aeroporto alla stazione ed appena metto la testa fuori la vedo: la macchina c’è! Ci avviciniamo per vedere se ci sono anche le gomme ed i vetri intatti e… Siiiii! Tutto a posto, nessun atto vandalico!
Dopo una trentina di minuti di autostrada, alle 20:10 sono arrivato a casa, con la cena già pronta sul tavolo e Scipione (l’anticiclone africano) che mi faceva rimpiangere ancora di più la bella vacanza di Stoccolma.